Un nuovo anno

 

Un altro anno è iniziato con tanti buoni propositi da parte di tutti, in modo molto particolare di coloro che ci governano.

Ognuno di loro ha espresso i propri auspici per un futuro prossimo migliore, con tanto lavoro per tutti, con meno tasse, tanta sicurezza,

 ... quasi che esprimendo un augurio abbiano assolto gli impegni presi con chi al governo ce li ha mandati, cioè tutti noi.

Non vogliamo assolutamente entrare nel merito delle promesse dei politici, nè generalizzare sulle buone intenzioni.

Questo inizio d'anno ci piace vederlo con ottimismo e con speranza e solo dal relativo punto di vista del nostro lavoro di maestri.

Strana parola già questa: maestri.

Un tempo si dava questo titolo a chi aveva la possibilità e l'abilità di insegnare qualcosa ad altri: maestro ("u méstre") era l'artigiano che aveva a bottega un ragazzo apprendista o anche un lavorante adulto; maestra ("la méstre") era anche la moglie dell'artigiano, che per estensione usufruiva del titolo; maestro (signor maestro, signora maestra) erano gli insegnanti della scuola elementare che insegnando permettevano ai ragazzi e alle loro famiglie di intravedere un possibile futuro migliore che li sollevasse dallo stato di miseria diffusa; Maestro (con la emme maiuscola) indicava Nostro Signore, che insegnandoci la  retta via ha dato ad ognuno di noi la possibilità di crearci una vita serena su questa terra ed un futuro migliore ultraterreno.

Oggi questo termine lo abbiamo svuotato di significato, come la parola "amicizia", così abusata sui social network da aver perso quel significato arcano, quasi mistico, che legava le persone in un rapporto più forte degli stessi legami di sangue.

Maestri. Non professori o dottori o altri titoli: solo maestri.

I bambini la pronunciano con lo stesso sentimento con cui pronunciano la parola mamma: con affetto o anche con rabbia, a seconda dei momenti e del rapporto educativo in atto. Ma sempre con il sentimento che i ruoli impongono.

Cosa c'entra questo con l'anno nuovo?

Tanto, ma proprio tanto.

Perché noi vorremmo questo anno nuovo proficuo per la scuola e per i ragazzi; una "Buona Scuola" che al di là dei tanti intenti sbandierati e sottolineati ridìa ai maestri il ruolo professionale che meritano per il tanto lavoro che tutti noi profondiamo giornalmente nella nostra attività. Ci auguriamo di non essere più numeri: non più numeri divisori che servano a ripartire in modo asettico il numero dividendo degli alunni. Alunni e insegnanti SIAMO PERSONE ed ogni bambino ha una sua storia personale e familiare che incide sul modo di apprendere e sulla sua Educazione per cui non basta ripartire gli alunni e dare ad essi ipotetici strumenti informatici per garantire il massimo nel processo educativo e di apprendimento.

E' necessario garantire ai bambini un ambiente familiare sereno, attraverso la garanzia del lavoro ai loro genitori; è necessario garantire un ambiento sereno in classe con numeri di alunni adeguati, strutture scolastiche accoglienti e arredi a misura di bambino. E' necessario garantire la serenità a chi nella scuola opera, con un giusto riconoscimento del proprio lavoro e della grande professionalità (altro che bonus da 500 euro!).

Per questo nuovo anno noi ci auguriamo solo questo: non una "buona scuola", ma una scuola migliore, accogliente, attenta, a misura di bambino. E per questa Scuola noi maestri esprimiamo i nostri concreti propositi: perseverare nel nostro impegno continuo e disinteressato per dare il massimo ai bambini che ci sono stati affidati; aggiornarci in continuazione per stare al passo con le tecnologie e le sfide che il mondo contemporaneo pone; guardare ai nostri piccoli alunni non come numeri, ma come i futuri cittadini della nostra Europa ed insegnare loro le regole della convivenza pacifica, della tolleranza e il rispetto delle leggi giuste.

Ci impegniamo ad essere Maestri.

Chiediamo solo che sia riconosciuta la nostra Professionalità.