L'ACQUEDOTTO

 

... prima e ... dopo

 

Un semplice gesto quotidiano: aprire il rubinetto.

Un gesto che ognuno di noi compie numerose volte nell'arco della giornata e che ci permette di avere disponibilità di acqua secondo nostra volontà. Ma non è sempre stato così.

Fino agli anni '30 Santeramo, come gran parte dei comuni pugliesi e lucani non aveva un acquedotto che distribuisse acqua nelle case.

Per l'approvvigionamento idrico la gente doveva far ricorsi a pozzi e cisterne, o anche a provvisori invasi naturali.

Abbiamo già raccontato che dove attualmente sorge la Villa Comunale, quindi lo spazio antistante la nostra scuola, durante la stagione piovosa, l'acqua che scendeva dalla parte alta del paese, si accumulava nella dolina naturale che era lì. Da ciò il fatto che quel luogo era anticamente indicato come "u léje" e l'ingresso di via Giotto era la "Porta del Lago".

Così quando hanno ristrutturato la parte antistante l'ospedale l' hanno ribattezzata Piazzetta del Lago.

Questo invaso naturale serviva soprattutto per abbeverare muli e asini al rientro dalla campagna, o anche le greggi di ovini.

La vera riserva idrica del paese, che serviva anche per lavare i panni, era invece, in piazza Municipio. Non tutti sanno che parte della piazza era  farnita di una grande cisterna sotterranea, in parte poi riempita con materiali di risulta ("atterrata") quando, con l'arrivo dell'acquedotto al nostro Paese fu data in regalo -proprio dall'Acquedotto Pugliese-  la fontana antistante il palazzo municipale.

Tuttavia la maggior parte della popolazione aveva provveduto in proprio a farsi la propria riserva di acqua potabile (o quasi). Ogni abitazione aveva la propria cisterna (comunemente detto pozzo). L'apertura di questi poteva essere in strada, in genere sul muro vicino la porta di ingresso o dentro la casa, nel pavimento. In genere chi abitava il "sottano" (la stanza a piano terra) aveva l'apertura del pozzo il casa; chi abitava al primo piano aveva l'apertura nel muro.

Ne consegue che tutte le case avevano una parte sotterranea adibita a cisterne. Diciamo cisterne perchè sotto ogni casa ve ne era più di una, talvolta anche scavate una sotto l'altra, come nel caso vi fossero cantine dotate di cisterna.

Trattandosi di recuperare acqua piovana il vero problema era la regolamentazione dei displuvi dei tetti. Non erano infrequente i litigi di "vicinato" derivante da "furto" di acqua piovana, perchè -soprattutto nei mesi estivi- chi abitava il piano superiore spostava ad arte alcune tegole per convogliare l'acqua la proprio pozzo.

Come era frequente la richiesta di "prestito" di acqua quando il proprio pozzo si svuotava (assacchéve).

Come si è detto l'acqua della cisterna era acqua piovana, per cui era necessaria una periodica manutenzione e pulizia sia dei tetti, sia delle cisterne.

Con la manutenzione dei tetti (vulté l'irgeme) arrivava anche una dose di carne supplementare: poichè era operazione da farsi in estate si approfittava per raccogliere e mangiare tutti i nidiacei di passeri (mai le amare rondini o i coriacei vulitte. (gheppi e grillai).

Nella cisterna l'acqua, soprattutto nel periodo estivo, poteva prendere un cattivo sapore e spesso bisognava filtrarla per la presenza di piccoli vermetti rossi.

Oggi, se bevessimo quell'acqua, saremmo immediatamente colpiti da dissenteria. Allora si era pressoché immunizzati dal costante utilizzo.

 

Poi arrivò l'acquedotto e le relative fontane pubbliche.

E con esse un po' di lavoro per tutti i ragazzi e un po' di relax per le donne.

Queste usavano la fontana come "fonte" di notizie: ci si fermava a chiacchierare per aggiornarsi sulle novità, ma anche per rompere il tran-tran quotidiano. A volte le file per riempire l'acqua erano lunghe.

I ragazzi avevano la "corvée quotidiana da fare: in due si andava a riempire la "quarta" dalla fontana.

Tempi di un passato lontano, ma non così lontano come potrebbe sembrare.

Un passato che deve farci riflettere sulla importanza dell'acqua e sulla necessità di non continuare ad inquinarla, perchè se la riserva di acqua della terra è praticamente inestinguibile, l'acqua potabile si sta rapidamente riducendo e noi imperterriti continuiamo ad inquinarla.