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classe_SECONDA 

 

 

Caro Professore

 

“Caro professore, lei dovrà insegnare al mio ragazzo che non tutti gli uomini sono giusti, non tutti dicono la verità; ma la prego di dirgli pure che per ogni malvagio c’è un eroe, per ogni egoista c’è un leader generoso.
Gli insegni, per favore, che per ogni nemico ci sarà anche un amico e che vale molto più una moneta guadagnata con il lavoro che una moneta trovata.
Gli insegni a perdere, ma anche a saper godere della vittoria, lo allontani dall’invidia e gli faccia riconoscere l’allegria profonda di un sorriso silenzioso.
Lo lasci meravigliare del contenuto dei suoi libri, ma anche distrarsi con gli uccelli nel cielo, i fiori nei campi, le colline e le valli.
Nel gioco con gli amici, gli spieghi che è meglio una sconfitta onorevole di una vergognosa vittoria, gli insegni a credere in se stesso, anche se si ritrova solo contro tutti.
Gli insegni ad essere gentile con i gentili e duro con i duri e a non accettare le cose solamente perché le hanno accettate anche gli altri.
Gli insegni ad ascoltare tutti ma, nel momento della verità, a decidere da solo.
Gli insegni a ridere quando è triste e gli spieghi che qualche volta anche i veri uomini piangono.
Gli insegni ad ignorare le folle che chiedono sangue e a combattere anche da solo contro tutti, quando è convinto di aver ragione.
Lo tratti bene, ma non da bambino, perché solo con il fuoco si tempera l’acciaio.
Gli faccia conoscere il coraggio di essere impaziente e la pazienza di essere coraggioso.
Gli trasmetta una fede sublime nel Creatore ed anche in se stesso, perché solo così può avere fiducia negli uomini.
So che le chiedo molto, ma veda cosa può fare, caro maestro.

ABRAHAM LINCOLN

Questa bellissima lettera l’ho trovata sul web e voglio condividerla con voi.

È più attuale che mai, in questo periodo di crisi di valori, di incertezze sociali, di invasione televisiva e tecnologica, di disgregazione sociale e culturale. Mi chiedo continuamente come insegnante che cosa trasmettere agli alunni in momenti come questi, dove la ragionevolezza non sempre coincide con ciò che vediamo nello scenario politico e sociale della nostra realtà quotidiana, ed allora mi è venuta incontro questa lettera. Parla di tante cose che dovremmo insegnare a questi bambini così fragili ed indifesi perché mancano di punti di riferimento validi e sicuri, quelli che tanto tempo fa noi abbiamo avuto dai genitori, dagli insegnanti e dalla società e con i quali siamo cresciuti, forti, determinati e sicuri perché i valori morali e civili erano riconosciuti e attuati da tutta la compagine sociale.

 Oggi invece ci troviamo a difendere ed inculcare gli stessi valori e spesso ci accorgiamo che  sono parole vuote perché ciò che gli alunni vedono e sentono sono realtà diverse e altre dalle nostre affermazioni, la tolleranza verso gli extra comunitari, la sincerità  e l’onestà, contrasta con le notizie che ascoltiamo ogni giorno, spesso emerge che non sempre i traguardi o le tappe importanti che si conseguono nella  vita si guadagnano con fatica anzi viene esaltata l’impresa di chi con furbizia si è garantito qualcosa che non avrebbe potuto avere, che esistono scorciatoie ingloriose ed ottenute con mezzucci  da quattro soldi che trovano spazio e a volte applausi e consensi presso il pubblico. Bisognerebbe insegnare ai bambini ad  accettare  le sconfitte che si ricevono da aspettative deluse e invece magari si scopre che i genitori stessi  gridano all’ingiustizia e all’affronto personale. Il nostro mestiere è davvero diventato molto difficile, ci sono componenti che a volte sfuggono al nostro controllo e a volte alla nostra comprensione. L’unica strada da percorrere è la mediazione, che è possibile solamente se il patto educativo è accettato e concordato con le famiglie  e attuato  e rispettato con consapevolezza da entrambe le parti.