Cosa ci insegna la storia?

 

Gli avvenimenti di questi ultimi giorni in Crimea ci richiamano alla mente altre vicende che hanno toccato da vicino la nostra Nazione, ma che molti hanno dimenticato (o forse non hanno mai appreso) e che dovrebbero invece farci riflettere un bel po'.

Avrete tutti ascoltato le notizie di quello che sta accadendo in Crimea, in particolare sul fatto che vorrebbero separarsi dall'Ucraina, nozione di cui fanno parte, per unirsi alla Russia. Per sancire e legittimare questa separazione si vuol ricorrere ad un referendum da tenersi fra non molto.

Non vogliamo entrare nel merito della legittimità di questo referendum, nè vogliamo qui spiegare o analizzare i motivi politici, economici e culturali che stanno alla base di questa situazione.

Stabilito che la convenzione delle Nazioni Unite, cui aderiscono anche la Russia e l'Ucraina, non ammette che un qualsiasi territorio Nazionale possa essere diviso da un semplice referendum, nè dalla ingerenza di uno Stato esterno, vogliamo con queste poche righe portare alla vostra attenzione alcuni fatti di storia Patria, che a questo argomento sono molto attinenti.

 

Quando si formò il nostro Stato unitario, anche per mezzo della storica impresa dei Mille guidati da Garibaldi, non tutti i territori furono conquistati dai re Sabaudi del Piemonte.

Alcuni territori, come il Granducato di Toscana, le Marche e l'Umbria (che facevano parte dello Stato Pontificio), i Ducati di Modena, Parma, ... "scelsero" di unirsi al Regno del Piemonte (non ancora Regno d'Italia) attraverso dei plebisciti, cioè un voto popolare simile al referendum.

Il fatto è che a quel plebiscito partecipò solo una Piccola parte della popolazione. Un esempio per tutti: il Granducato di Toscana.

Su una popolazione di 1.700.000 abitanti,  gli aventi diritto erano solo 534.000 , (cioè poco meno di un quarto della popolazione); i votanti furono solo 386.445 (circa 1 su 6) ed i voti a favore 366.571, i voti contrari 14.925, gli astenuti 4.949; inoltre si parlò di palesi brogli elettorali.

Detto in altre parole la maggior parte della popolazione a quel plebiscito non partecipò e, molto probabilmente neanche lo condivideva.

Similmente dopo la "conquista militare" del Meridione da parte dei Garibaldini, con l'ingerenza "discreta" della marina inglese, si tenne un plabiscito per sancire l'annessione del Regno delle Due Sicilie al nuovo Regno d'Italia. Anche in questo caso il plebiscito popolare era in pratica riservato solo ad una parte della popolazione, cioè a coloro che per censo (ricchezza) avevano diritto al voto. Aggiungete a ciò che le donne non avevano alcun diritto, come in ogni altro stato del territorio italiano dell'epoca.

Inoltre un larga fetta della popolazione meridionale era contraria al governo piemontese, che era visto come invasore, ma soprattutto percepito come un "esattore" di tasse e mal tollerato per la imposizione della leva obbligatoria. Problemi molto gravi che portarono alla nascita del "brigantaggio" ed al conseguente inasprimento del controllo militare piemontese e ad un allontanamento della popolazione dalla vita politica e sociale.

Insomma i Piemontesi misero le basi per quella che ancora oggi viene definita la "Questione Meridionale", un modo soft per indicare lo stato di arretratezza culturale, sociale ed economica in cui si trovano molte zone del Sud.

Non parliamo poi dell'annessione del Sud-Tirolo. avvenuta dopo la seconda guerra mondiale ed osteggiata dalla popolazione a maggioranza di lingua tedesca!

 

Con tutto ciò non vogliamo sostenere né che sarebbe stato meglio essere rimasti "borbonici" nè che -come Bossi ed ultimamente Grillo - desideriamo una ri-divisione della Nazione in piccoli staterelli inutili. Ci piace troppo sia un'Italia unita che una Europa unita.

 

La Storia, però, può insegnarci a vedere gli eventi anche da  punti di vista diversi e può evitare di farci cadere in giudizi affrettati e grossolani.

Dire che la Crimea debba restare ucraina e schierarsi dalla parte di questi ultimi è troppo semplicistico. Dovrebbe essere logico comprendere le ragioni delle due parti prima di prendere decisioni, ma questo i giornali ed i telegiornali non lo fanno volentieri (sapete ad esempio che la Crimea è a maggioranza russofona? O che non è sempre stata territorio ucraino?). D'altra parte non è con un referendum (ma sarà proprio libero?)  che Putin può decidere del destino di un popolo, soprattutto se minoritario.

Siamo esseri "umani" perchè dovremmo essere in grado di far valere la ragione sulla forza.

E la ragione si applica attraverso la mediazione (anche politica), la tolleranza e anche l'etica.

 

Se un giorno un qualsiasi Leghista o Grillino o Separatista di qualsiasi specie e razza, tornerà a parlare di divisione dello stato nazionale, magari attraverso un referendum, forse varrà la pena tornare a ripetersi qualche capitolo di storia Patria o internazionale.

Accendere la miccia di un conflitto civile è sin troppo facile: spegnare quella miiccia è un altro paio di maniche. La ex-Jugoslavia ce lo insegna da vicino. L' Iraq e la Siria pure.

 

Ps: Questa è solo una riflessione, non una lezione di storia.