Qualche riflessione sui

"Ridimensionamenti Scolastici"

 

Nell'ultimo mese c'è stato un gran movimento di docenti e genitori, oltre che della stampa locale, sul problema dei "ridimensionamenti" delle scuola del'obbligo del nostro paese.

Come molto spesso accade, nella gran confusione si è rischiato di perdere di vista quella che è l'essenza del problema.

Facciamo allora un po' di cronistoria.

Per eliminare alcuni sprechi dalla spesa pubblica, il Ministero anni addietro stabilì che le scuole dell'obbligo dovessero accorparsi in Istituti Comprensivi secondo un semplice criterio: mantenere all'interno i tre livelli di scuola, cioè la Scuola dell'Infanzia (materna), la Scuola Primaria di I grado (Elementare) e la Scuola Primaria di II  grado (Media) in modo da garantire una "continuità" nel ciclo di istruzione.

Nell'attuare tutto ciò si faceva leva sul buon senso per mantenere una certa unità territoriale ed evitare di accorpare scuole molto distanti tra loro.

Ma in cosa consisteva il risparmio di spesa? Dimensionando le scuole sarebbero scomparse anomalie molto costose come quelle di scuole di piccole dimensioni (200-300 alunni) rette da un Dirigente Scolastico ed un Dirigente Amministrativo: in pratica si riduce l'eccessivo numero di Dirigenti (NON di scuole!), che poi sono gli unici realmente "toccati in prima persona" da questa normativa.

Per gli alunni non cambia nulla, tranne il fatto di essere guidati da uno o dall'altro capo di Istituto. Le classi, i docenti e le attrezzature restano immutate ed intoccabili.

Quanto al problema della Scuola Media Netti, riguardo la separazione dei due plessi, da abbinare a due diversi Istituti Comprensivi, e il conseguente uso della palestra o dei laboratori, non credo sia un grave problema, se si pensa che da anni scuole senza palestra o senza un laboratorio si "appoggiano" ad altre scuole senza tanti problemi: basta concertare adeguatamente gli orari. Inoltre l'appartenenza a Istituti Comprensivi diversi potrebbe anche significare attingere a due fonti per la gestione economica dei laboratori.

Una cosa però resta certa: aver procrastinato in tutti questi anni (anche da parte della Regione Puglia) il Ridimensionamento delle scuole non ha fatto altro che accrescere le problematiche. Rinviare ancora di un anno continua questo gioco a rimpiattino. Cosa fare il prossimo anno? Chiedere un'altra proroga? E poi?

Non credo sia una buona strategia quella del rinviare.

Cosa direste se gli insegnanti dei vostri figli adottassero questo criterio nel processo di istruzione?

Forse dovremmo lasciarci condizionare meno dalle fonti "interessate" a non cambiare mai e dovremmo, in ogni campo, essere pronti a capire e a cogliere nuove sfide.

 

Gianni Plantamura