Dire Grazie

 

Dire grazie è così facile, eppure così difficile! Quante volte ci diciamo grazie in famiglia? E’ una delle parole chiave della convivenza. “Permesso”, “scusa”, “grazie”: se in una famiglia si dicono queste tre parole, la famiglia va avanti. “Permesso”, “scusami”, “grazie”. Quante volte diciamo “grazie” in famiglia? Quante volte diciamo grazie a chi ci aiuta, ci è vicino, ci accompagna nella vita? Spesso diamo tutto per scontato! E questo avviene anche con Dio. E’ facile andare dal Signore a chiedere qualcosa, ma andare a ringraziarlo: “Mah, non mi viene”.
”Permesso“, “scusa“, “grazie” devono dunque essere alla base del vocabolario di ogni cristiano, non solo per una regola di civile convivenza, ma come lode al Signore che vive in noi e che vive nei nostri fratelli. A maggior ragione nel nucleo della società, che è la famiglia: “se in una famiglia si dicono queste tre parole, la famiglia va avanti”.
Papa Francesco.

Prendo spunto dalla dichiarazioni del Pontefice per invitare tutti ad un atteggiamento più consono e rispettoso dei valori della civile convivenza, molto spesso infatti si danno per scontate cose che invece non lo sono, come la gratitudine che nasce spontanea verso chi fa qualcosa per noi.
Non è un atto dovuto: niente ci è dovuto, neanche l’azione di una mamma che stira i panni fino a tardi mentre il resto della famiglia guarda la televisione; né che si prenda cura di tante persone senza chiedere nulla in cambio. Non deve essere considerata una semplice e del tutto consolidata consuetudine che le mamme debbano fare questo, ma come un atto di amore verso i propri cari che va riconosciuto. Tanti gesti gentili oggi incontrano l’indifferenza dei tanti, perché di fronte ad un atto dovuto, non è necessario ringraziare chi ha lavorato per noi. Spesso invece di dire grazie alle mamme, facciamo i capricci, non apprezziamo ciò che ha preparato, non ci piace ciò che hanno fatto per noi e i limiti che ci impongono sono visti come atteggiamenti da streghe.

Mi capita di vedere trattare con sufficienza chi svolge lavori poco appariscenti, come un semplice impiegato all’accettazione di uno sportello: se non ci serve subito scatta la polemica, tanto è pagato per fare il suo lavoro! Siamo tutti concordi che chi riceve uno stipendio per il suo lavoro debba fare del suo meglio, ma ringraziarlo è un atteggiamento di considerazione: chi ci dà la dimensione che non stia svolgendo al meglio il suo mestiere?
Anche a scuola succede questo, spesso prendersi cura dei bambini è considerato un atto dovuto, ed in effetti è così, ma quanti sono capaci di dire grazie se si assistono i piccoli al di là delle competenze per cui si riceve uno stipendio?
Quante volte ci ritroviamo a fare cose per gli alunni a scapito delle normali attività e talvolta anche contravvenendo alle disposizioni normative?

 Giusto per fare un esempio tra i tanti …
Intervenire e soccorrere i bambini anche delle altre classi quando si azzuffano tra loro , medicarli, consolarli e rassicurarli: atto dovuto direbbero in tanti ma non è così. Se ad un bambino esce sangue dal naso, se un bambino sviene dopo aver battuto la testa, la normativa mi dice che devo chiamare la persona che ha seguito il corso di pronto soccorso e se questa non c’è chiamare il 118. Nel frattempo non fare niente! Come se fosse facile restare indifferenti e inerti di fronte a chi soffre: siamo mamme sappiamo come aiutare, e come se non bastasse bisognerebbe rimanere stoici e freddamente consolare i compagni e ripetere come un mantra che va tutto bene! Quante volte corriamo in bagno ad assistere un bambino che vomita, che ha mal di pancia che ha la febbre e non sta bene!
Chi deve soccorrere il bambino il personale ausiliario o la maestra che segue il percorso scolastico e di vita del bambino e verso la quale ha una fiducia illimitata?
Chi legge risponderà che non è compito mio, non posso lasciare la classe, non posso entrare nei bagni, non posso tamponare un naso sanguinolento, non posso sorreggere una testa che sta vomitando, eppure io lo faccio.
 

 

Se tu rallenti,
essi si perderanno
se ti scoraggi,
essi si fiaccheranno
se ti siedi,
essi si coricheranno
se tu dubiti,
essi si disperderanno
se tu vai innanzi,
essi ti supereranno
se tu doni la tua mano,
essi doneranno la vita
se tu preghi,
essi saranno santi.

Che tu sia sempre l'educatore
che non rallenta,
che non si scoraggia,
che non dubita,
ma va innanzi,
dona la mano, prega.


(Gesualdo Nosengo)