Gabbia 51
|
||
|
Il mese scorso abbiamo inviato un nostro racconto, costruito collettivamente in classe, al concorso "Scrittori di Classe". In effetti avevamo già deciso di partecipare già dall'inizio dell'anno, ma ai bambini non lo abbiamo mai detto per evitare che questo influisse sul modo naturale di procedere nel lavoro. Nel frattempo abbiamo fatto scrivere sul quaderno l'inizio di un racconto (incipit), che era proposto dal concorso stesso. Dopo abbiamo ripreso ed ampliato il percorso didattico, iniziato lo scorso anno, sui testi narrativi fantastici. All'interno di questo percorso abbiamo proposto di continuare la l'incipit già scritto sul quaderno. La costruzione dello schema narrativo e del suo sviluppo ha portato via un pò di tempo, ma poi, sulla sua falsariga è stato abbastanza agevole coinvolgere tutti nella stesura del testo. Il risultato è questo. |
|
GABBIA 51
CAPITOLO I (Incipit proposto dal concorso)
Se ne stava sdraiato in un grande prato verde, annusando gli odori trasportati dalla brezza mattutina. Il trifoglio, schiacciato sotto il pelo grigio, era morbido e fresco. Una coccinella, dal dorso scuro, scalava lo stelo di una spiga, muovendo ordinatamente le zampette sottili. Quando giunse nel punto più alto, esplorò l’aria con le minuscole antenne, allungandosi un poco verso l’alto; poi aprì le elitre e volò via. In quello stesso istante il sole spuntò oltre l’orizzonte della brughiera. « Eccolo!» pensò il coniglio mentre l’emozione gli gonfiava il pelo. I ranuncoli si accesero dello stesso colore e brillarono come gemme; i papaveri distesero l’esile collo e aprirono i petali di porpora. In pochi istanti il campo si riempì di colori e di odori e gli insetti pronubi si alzarono in volo, animando la brughiera col ronzio delle loro ali. « È bellissimo,» si disse il coniglio mentre il sol levante illuminava i suoi grandi occhi color nocciola; osservava ogni cosa attorno in uno stato di estasi. Ma a nessuna di quelle cose il coniglio avrebbe saputo dare un nome; nemmeno ai fili d’erba, che ondeggiavano appena, come piccole canne da pesca, o agli alberi, che si stagliavano sul profilo delle colline con le loro chiome brune; neppure al sole, che ora splendeva sulla brughiera come una grande palla di fuoco. Anzi, a dirla tutta, quel coniglio non avrebbe saputo dare un nome neppure a se stesso, perché da quando era al mondo tutti lo chiamavano semplicemente... GABBIA 51. |
|
|
CAPITOLO II
|
||
Pubblichiamo il racconto solo ora perchè fino al 30 novembre doveva
essere valutato da altre classi, in forma anonima, per cui abbiamo
evitato che qualcuno potesse risalire alla nostra classe. Inoltre cercheremo di comporre il racconto e le immagini disegnate dai bambini in un piccolo libricino, magari in formato elettronico.
|
||
|
|
|