Andare in brodo di giuggiole: un frutto dimenticato

 

Oggi la mia mamma mi ha fatto trovare una sorpresa, un frutto che avevo dimenticato: le giuggiole.

E’ proprio il caso di dire che sono “andata in brodo di giuggiole”. Questa espressione significa gongolare dalla gioia e il brodo cui si fa riferimento in realtà è lo sciroppo che si prepara con questo frutto.

Anche la frase” altro che giuggiole” fa riferimento a questo frutto curioso che somiglia nella forma alle olive, ma il colore della buccia è marrone, ha il sapore delle mele anche se leggermente acidulo.

Le mangiavo da piccola, mi affascinavano tutti i frutti curiosi e strani e io li gustavo,così i vicini di casa e i parenti mi regalavano spesso nespole, corbezzoli, melecotogne e giuggiole!.

Oggi ho fatto assaggiare le giuggiole agli alunni e abbiamo parlato di questa pianta che prima era molto diffusa nel nostro territorio e che quasi non esiste più. Ora viene coltivata nei giardini come pianta ornamentale ed un esemplare si trova nel nostro ”Giardino delle piante dimenticate” che gli alunni della scuola diversi anni fa hanno piantato nei pressi degli uffici comunali nella zona artigianale.

 

 

 Il nome scientifico della pianta delle Giuggiole è Ziziphus zizyphus , conosciuta anche come Natsume, Tsao o più semplicemente dattero cinese a causa del suo colore e della sua forma. E’ una pianta molto antica, si coltiva da 4000 anni, e fa parte di quei frutti che hanno sfamato l’umanità prima ancora che iniziasse a coltivarli.

Non si conosce bene la sua origine, si ritiene venga dalla Siria o più in generale dall’Asia Minore dove si è diffusa in Cina e in India. E’ stata portata in Italia dagli antichi romani.

Il giuggiolo è un piccolo albero deciduo (perde le foglie), appartenente alla famiglia delle Rhamnaceae, e può raggiungere altezze abbastanza elevate da 5-12 metri con rami irregolari e spinosi (ogni nodo presenta una coppia di piccole spine ) dal colore rossiccio o brunastro, la corteccia è molto corrugata. Le foglie, di forma ovata verdi brillante, sono coriacee, dal bordo impreciso, quasi seghettato; i fiori, di colore bianco candido, talvolta verdastro, sono riuniti in piccole infiorescenze. I frutti sono le giuggiole; sono carnosi grandi quanto un'oliva, la polpa è giallognola, la buccia marrone e dal sapore dolce, leggermente acidulo. I semi del giuggiolo non devono essere mangiati poiché, oltre alla struttura particolarmente pungente, contengono sostanze tossiche..E’ una pianta che cresce molto lentamente. E' in grado di adattarsi a vari tipi di terreno, resiste a situazioni di forte aridità grazie ad un apparato radicale molto sviluppato in profondità. Comunemente con le giuggiole si preparavano marmellate, sciroppi per la tosse e il famoso brodo di giuggiole che non è un brodo ma uno sciroppo che si ottiene dai suoi frutti; è un liquore a base di giuggiole preparato sin dall’antichità a scopo digestivo, e per “addolcire il palato” di chi lo gusta. Non a caso, l'espressione “andare in brodo di giuggiole” è sinonimo di “andare in estasi”, “essere felici”, “gongolare di gioia”. Nella medicina cinese le giuggiole venivano utilizzate per produrre tonici contro stati d'ansia accompagnati da palpitazioni e nevrastenia, ha un leggero effetto lassativo e viene utilizzato contro infiammazioni della gola, bronchiti, raffreddori e raucedine.