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Sicuramente avrete notato per le strade di
Santeramo la segnaletica che invita alla visita delle Grotte di
Sant'Angelo: ormai una delle poche vestigia storiche che rimandano alle
origini del nostro Paese.
Probabilmente pochi di voi le conoscono di
nome, pochissimi quelle che le hanno visitate.
Eppure la segnaletica è lì ad indicarci la
loro esistenza: una esistenza "fantasma". Dacché, anni fa, il comune
decise di rivitalizzare il sito, predisponendo anche l'opportuna
segnaletica, di fatto tutto il complesso è stato chiuso -nel senso
letterale, poichè ne hanno murato gli ingressi, e tutto è tornato nel
più completo abbandono.
Specifichiamo che la chiusura si è resa
necessaria perchè l'edificio è pericolante.
Il concerto di Suoni della Murgia, nello
spazio antistante le Grotte ha avuto lo scopo di appuntare l'attenzione
su un urgente e necessario intervento di recupero di questo nostro bene
storico e archeologico
Il prossimo anno, con i bambini, parleremo
della Storia della nostra città ed anche di questo sito: intanto
anticipiamo a voi queste utili notizie sul complesso delle grotte di
Sant'Angelo.
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Notizie
storico geografiche sul complesso bizantino del Monastero di Sant'Angelo
in Laco Travato a Santeramo in Colle (Ba), in contrada
Talpullo-Cortefinocchia.
La Chiesa e la Grotta di “S.Angelo in Criptis” sono ubicate in
territorio di Santeramo in Colle a confine con il territorio di Cassano
delle Murge, in contrada “Talpullo-Cortofinocchio” e conosciute con il
toponimo di “Iazzo S. Angelo” e si trovano ai confini del Parco
dell’Alta Murgia;
Il complesso per la sua rilevanza storico-architettonica ed ambientale è
un patrimonio di storia e cultura di straordinario interesse, sottoposto
a vincolo di tutela dal 1939 poi dichiarato Monumento Nazionale nel
1980. Per moltissimi anni, inagibile, è rimasto quasi del tutto
sconosciuto. Solo qualche anno fa furono risanate in virtù di un
finanziamento di circa un milione e 300mila euro, grazie al Pis,
Progetto integrato settoriale, previsto dal Por Puglia 2000-2006. Il
recupero avrebbe attratto turisti proprio grazie al cosiddetto Pis
dell'habitat rupestre ma così non è stato, sono di nuovo in stato di
abbandono e non sono visitabili per i lavori di ristrutturazione che si
sono interrotti.
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La grotta fa parte di un insediamento che è
formato, oltre che dall’area ipogea(vano sotterraneo, scavato nella
roccia o in muratura, adibito a sepoltura, a luogo di culto) destinata
al culto Micaelico ( S. Michele), dalla masseria di Corte Finocchia con
il cosiddetto “iazzo” (ricovero per pastori e greggi ). Il sito si trova
a ridosso del vecchio tratturo che conduceva da Matera a Bari. Il
territorio è caratterizzato, inoltre, da una antica rete viaria, formata
da strade e piste sterrate, che testimoniano la frequentazione dell’area
fin dai tempi più antichi. Le principali vie erano: la cosiddetta “via
di Montefreddo” che, partendo dalla costa adriatica giungeva fino a
Santeramo proseguendo poi con il nome di “via della Morsara”, toccava il
mare Jonio nei pressi di Metaponto; la strada Gravina-Santeramo che
dipartiva dalla via Appia, e la strada “Mellito” di collegamento tra
Bari e Matera.La posizione strategica e le condizioni territoriali del
sito documentano l’importanza che ebbe fin dai tempi lontani la grotta e
la suggestiva chiesa come luogo di pellegrinaggio.
Si tratta di un complesso costituito da tre edifici accostati con forma
allungata e copertura con volte a botta. Esso giace nei pressi di in una
dolina, una depressione naturale di origine carsica, il cui punto più
basso corrisponde al pozzo detto di Lago Travato, ricco di acqua per la
presenza di terreni argillosi impermeabili;si tratta di una cisterna di
raccolta delle acque superficiali, realizzata rivestendo in pietra il
punto più basso di una dolina (depressione di origine carsica).
Attualmente non è più attiva, ma il sito testimonia l’importanza che
aveva la raccolta delle acque nella zona, come dimostra la presenza di
svariati pozzi e cisterne nelle vicinanze si presume che l’ipogeo fosse
legato al culto delle acque di stillicidio. Le fonti di acqua erano da
sempre un punto di riferimento per i pellegrini, che percorrevano
frequentemente questa zona, poiché era punto di passaggio che collegava
Bari con Matera. Lì vicino sorge la chiesa rupestre di Sant’Angelo
databile intorno alla metà del XII secolo, essa presenta all’interno, il
nartece e l’abside che testimoniano la funzione di culto; nella parete
meridionale, un’apertura conduce attraverso una ripida rampa ad un
ambiente ipogeo: una tipica grotta di natura carsica, che fu luogo di
culto più antico dedicato a S. Michele e custodisce resti di affreschi e
migliaia di graffiti e iscrizioni. L’insieme delle decorazioni
pittoriche sono caratterizzate da uno stato di conservazione molto
precario che rende difficile la lettura degli affreschi La prima
immagine che si presenta a chi si accinge a scendere nella grotta è
quella dipinta sull’architrave d’ingresso e rappresenta un pesce, di cui
si può intravedere parte della testa, la pinna dorsale e la pinna
pettorale sinistra. Varcando poi la porta d’accesso è visibile in alto
la copertura a volta sormontata da una grande lunetta su cui troneggia
il Cristo Pantocratore affiancato da sei apostoli seduti sia a destra
che a sinistra, mentre la volta e le pareti sono decorate dalla
rappresentazione della Discesa dello Spirito Santo. Quasi in asse con la
porta di ingresso, si trova una nicchia a fondo piano che presenta al
suo interno tracce dell’icona dell’Arcangelo Michele che trafigge il
drago. A sinistra della nicchia, invece, si trova l’affresco
raffigurante la Madonna con il Bambino, tra San Michele Arcangelo e San
Giovanni Battista.. L’interno di questa grotta oltre agli affreschi è
interamente ricoperta da migliaia di incisioni e graffiti,
rappresentanti croci, stelle a cinque punte, esagoni, simboli in tutte
le forme e dimensioni, ed iscrizioni votive, databili dal V sec. d.C.
sino al 1400. Una testimonianza unica per numero e varietà d’incisioni,
in considerazione del fatto che la più famosa grotta di Monte
Sant’Angelo sul Gargano ne contiene solo 200. Un piccolo, ma
significativo campionario di questo materiale tuttora inedito e per lo
più ignoto è raccolto e illustrato da Roberto Caprara in Graffiti e
iscrizioni della grotta di Sant’Angelo Benché sulle testimonianze
scrittorie e pittoriche della grotta avesse già richiamato l’attenzione
nel 1975 del benemerito Ignazio Fraccalvieri, nessuno in seguito sembra
essersi occupato di Sant’Angelo sino al 2003, anno della dissertazione
di laurea di Giuseppe Fiorentino, al quale va riconosciuto il merito di
aver riacceso l’interesse su questo straordinario patrimonio. Alle
pagine di Giuseppe Fiorentino (Recupero e valorizzazione di Sant’Angelo)
sono affidate le descrizioni tecniche della chiesa (con un’efficace
ipotesi di ricostruzione planimetrica) e della grotta: il tutto
documentato da un ampio apparato di grafici (planimetrie, sezioni,
tessiture murarie). Una seconda parte di questo contributo è dedicata
all’inquadramento di Sant’Angelo all’interno del Parco Nazionale
dell’Alta Murgia, alle ipotesi di recupero, valorizzazione e promozione
culturale. Il Parco può essere «occasione di riscatto offerta alle
comunità locali per la salvaguardia, lo sviluppo e la promozione di
quest’area unica del Mezzogiorno d’Italia e, nel caso specifico, di
recupero e valorizzazione dell’antico santuario di Sant’Angelo in
Santeramo» . |
Per garantire la conservazione e la tutela
del patrimonio del parco e lo sviluppo culturale e socio-economico del
territorio il modello più adatto e vitale sembra essere il binomio
ecomuseo-parco, inteso quale «museo all’aperto da riscoprire attraverso
una serie di percorsi tematici in cui vari ambienti s’intrecciano
realizzando un connubio tra identità culturale e promozione turistica ed
economica» In questo senso, Sant’Angelo si candida a svolgere il ruolo
di ‘porta’ sud-orientale del Parco, non solo come luogo-simbolo, ma
anche e soprattutto come punto di partenza e aggregazione nei percorsi
turistici presenti nel territorio, centro di rilancio culturale dei beni
presenti nel Parco (fenomeni carsici, testimonianze rupestri, chiese
rurali, masserie, tratturi etc.) e al tempo stesso soluzione più idonea
al recupero e alla fruizione di Sant’Angelo stesso (alcuni edifici della
masseria Sant’Angelo potrebbero essere utilizzati come spazi espositivi,
laboratori didattici etc.).
Alcune di queste notizie sono state prese da
Internet dal sito murgiapride.com; dai quaderni di Archeoclub; da
articoli di Esplorando Santeramo o dal periodico Partecipare di
Santeramo.
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