Il capovento

 

 

Portare i bambini alla scoperta della Murgia, cioè del territorio in cui viviamo, significa necessariamente portarli alla scoperta di quel mondo rurale che ormai è quasi completamente scomparso e di cui conservano memoria in pochi.

E' quasi un ritorno alle origini, ma è anche un percorso complesso perchè si interseca con fattori che solo un decennio fa non erano neanche immaginabili.

Nei tanti anni di insegnamento il ricorso al dialetto era quasi un mezzo di comunicazione che permetteva di cogliere alcune sfumature di linguaggio o permetteva di individuare in modo agevole un concetto, un luogo o un oggetto legato alla cultura popolare e contadina.

Nel giro di una manciata di anni, non solo vi è stato un distacco dalla cultura dei nostri nonni, ma si è perso l'uso del dialetto, sia perchè è stato italianizzato, sia perchè sul territorio sono arrivate persone con altri dialetti e linguaggi, grazie allo sviluppo artigianale e industriale legato all'industria del divano (e anche questo ora ci sembra un periodo lontano!!),

 

Diventa ora quasi un obbligo culturale per la scuola salvaguardare la cultura popolare ed il dialetto, anche se a nostro giudizio, è un compito arduo e molto complesso.

Tuttavia, con questo nostro lavoro sul nostro territorio , sia in geografia che in scienze, vorremmo mantenere vivo almeno il ricordo  e la conoscenza di alcuni elementi tipici del nostro territorio.

 

Ed allora: "Chi conosce il capovento"?

Spero tutti.

Ma forse non tutti il motivo per cui gli inghiottitoi, (buchi e depressioni più o meno grandi sparsi per la Murgia, nei quali scompare una grande quantità dell'acqua superficiale), hanno questo nome.

Nei periodi estivi, nell'afa della arida Murgia, dai capoventi risaliva una corrente fresca proveniente dalle grotte e dai cunicoli sotterranei.

I nostri avi pensarono che là sotto ci fosse l'origine (il capo) dei venti.