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Prove Invalsi:

 Matematica

 

 

 

Le prove Invalsi di matematica, nel complesso sono state positive, gli alunni hanno davvero lavorato da soli, tenendo conto anche delle difficoltà individuali rappresentate ad esempio dai due gemellini indiani che non sanno parlare bene in italiano e quindi la decodifica del testo prima in italiano e poi nel linguaggio dei numeri è alquanto complessa, difficoltà personali di altro tipo sono spalmate tra gli alunni, e tra questi qualche caso di dislessia.

Dopo ogni prova o verifica, ho l’abitudine di correggere insieme agli alunni i quesiti, cercare di comprendere come, cosa e perché ha determinato l’errore…

Osservando e analizzando i quesiti insieme agli alunni possiamo fare delle opportune considerazioni:

- I quesiti, in tutto ventuno, riguardavano tutte le aree della matematica ovvero l’aritmetica, la probabilità (dati e previsioni), le relazioni e funzioni, la geometria (spazio e figure);

- I processi coinvolti nella risoluzione di ciascuna domanda, coinvolgeva diversi livelli di conoscenze, richiedendo contemporaneamente il possesso di diverse abilità.

Siamo concordi nel ritenere che tale approccio sia tipico del pensiero matematico che non consiste solo nella capacità di saper eseguire correttamente un calcolo scritto ma prevede ragionamenti anche complessi, rappresentazioni mentali della situazione problematica, saper fare congetture, argomentazioni, deduzioni, magari avvalendosi di rappresentazione grafiche degli stessi a dimostrazione di un corretto ragionamento.

Abbiamo quindi corretto insieme le prove e le abbiamo commentate:
-alcuni errori si potevano evitare ponendoci magari più attenzione, rileggendole con calma
-alcuni quesiti, se rappresentati graficamente, sarebbero stati di più immediata intuizione, coloro che l’hanno fatto, non hanno sbagliato
-alcuni quesiti considerati semplici sono stati risolti frettolosamente e senza la dovuta riflessione
-tutti i quesiti richiedevano riflessione e ragionamento logico, e concentrazione.
-alcuni quesiti riguardavano la percezione visiva applicata al ragionamento.


 
 

L’adeguamento delle prove agli standard europei è giusto e valido; il tentativo di rendere “misurabili” gli apprendimenti è doveroso, inteso come verifica di un percorso di lavoro, come ridefinizione e calibrazione degli interventi da effettuare nel futuro. Devo tuttavia segnalare che la formulazione e la proposta di alcuni quesiti, sono del tutto assurdi e inadeguati, come ad esempio il quesito riguardante l’altezza di Francesca con il metro alla rovescia e quel 40 indicatore e ingannatore, oppure il quesito riguardante la probabilità, intuitivo ma non per tutti, e in ogni caso tale argomento, non è affrontato in tutti i libri di testo. Spesso le insegnanti non affrontano particolari argomenti, preoccupati di consolidare altre abilità, rimandandoli alla classe terza, quando il pensiero reversibile è in fase di formazione; non si vuol fare ammenda o giustificazione ma in psicologia la reversibilità del pensiero comincia dalla classe terza come età scolare e in alcuni casi un po’ più tardi fino a consolidarsi in classe quinta.

 Nella formulazione dei quesiti bisognerebbe tenere conto anche dell’età evolutiva degli alunni. A questa età, è preponderante il pensiero intuitivo, si comincia a passare da una modalità di pensiero analogico a una di tipo induttivo, ma il bambino non è ancora capace di reversibilità.
La dimostrazione è rappresentata dal sacchetto delle biglie di cui alcune sono messe in una scatola, alcuni sono rimasti disorientati, affermando che il quesito non era risolvibile perché le biglie nella scatola non si vedevano, ciò che questi alunni non hanno compreso è stata l'invarianza (o conservazione) della quantità al mutare delle condizioni percettive.

Queste prove, che hanno l’obiettivo di uniformare il sistema scolastico italiano, dimenticano che esistono realtà socialmente e culturalmente diverse, che i libri di testo spesso non tengono conto delle prove Invalsi e magari per fare questo tipo di esercitazioni, bisognerebbe comprare altri testi. E’ assurdo, pazzesco! Le prove sono on-line, anche noi ci siamo esercitati con gli alunni, i quali hanno scoperto che con un opportuno allenamento certi quesiti potevano essere più chiari e comprensibili.

 Le considerazioni fatte con gli alunni hanno avuto lo scopo di far emergere la necessità di un approfondimento individuale, frutto di allenamento personale e sistematico, di riflessione sulle esercitazioni svolte in classe allo scopo di consolidare quanto si è appreso, dare a casa piccole esercitazioni di pochi minuti da svolgere senza i filtri e gli interventi didattici che si fanno a scuola e magari senza l’intervento degli adulti. L’apprendimento è frutto di una rielaborazione personale che può consolidarsi solo attraverso una riflessione e interiorizzazione personale, che non sempre può avvenire con il gruppo classe o attraverso la guida dell’insegnante, occorre che il bambino consolidi il saper fare che a appreso durante le esercitazioni a scuola.