IV NOVEMBRE

 

La ricorrenza del 4 Novembre commemora il giorno in cui, nel 1918, avvenne la firma dell’armistizio con l’Austria e in pratica la fine della Prima Guerra mondiale.
Da diversi anni, in tutta Italia, questo è il giorno in cui si ricordano anche gli altri conflitti e perciò la giornata viene definita “Festa delle forze armate” e “Festa dell’unità nazionale”.
E' necessario richiamare alla memoria che il I conflitto mondiale costò agli Italiani un enorme sacrificio umano di oltre 100.000 soldati caduti sui campi di battaglia, ai quali si devono aggiungere le molte migliaia che morirono negli anni seguenti a causa delle malattie e delle privazioni sopportate durante il conflitto.

La I Guerra Mondiale è ormai molto lontana nel tempo, così lontana che molti di noi l'hanno rimossa dalla propria memoria storica (forse anche per colpa dei programmi scolastici che nella scuola primaria non contemplano più il suo studio in Storia, e negli altri gradi scolastici spesso si giunge in affanno al periodi del novecento).

Di questa guerra, la più cruenta e sfibrante - ammesso che possano esserci guerre incruenti!- fu combattuta come guerra "di posizione", con lunghissimi periodi passati nelle trincee, sotto acqua, neve, gelo; in condizioni igieniche molto precarie; con equipaggiamento non adeguato e con cibo insufficiente.

Dovrebbe essere un monito per tutta l'Umanità per evitare qualsiasi tipo di conflitto, ma sembra che la Storia insegni poco se ovunque nel mondo esplodono conflitti piccoli e grandi.

Noi vogliamo pensare a questo giorno come un momento di riflessione sulla PACE, sulla possibilità che noi umani abbiamo per rendere il mondo migliore, se solo lo vogliamo e ci  mettiamo il dovuto impegno.

Invito tutti a dare uno sguardo all'ampia documentazione di immagini presente sul Web per avere una piccola idea degli orrori della Grande Guerra e di tutte le guerre: non sono film e videogiochi in cui il morto ammazzato, poi si rialza e torna alla sua vita reale o virtuale che sia.

La guerra uccide per sempre chi cade sul campo di battaglia e chi resta a piangere i propri morti e guardare smarrito la propria Terra saccheggiata e distrutta.

 E allora potremmo capire meglio anche questa odierna "biblica" migrazione dei popoli mediorientali ed africani che abbandonano una terra amata per sfuggire alla morte atroce di una guerra non fatta contro soldati, ma che prende di mira l'intera popolazione a cominciare dai più deboli: i bambini.

 

 

SAN MARTINO SUL CARSO


 Di queste case
Non è rimasto
Che qualche
Brandello di muro

Di tanti
Che mi corrispondevano
Non è rimasto
Neppure tanto

Ma nel cuore
Nessuna croce manca
È il mio cuore
Il paese più straziato

(Giuseppe Ungaretti)