Antichi Miti

 

 

Per introdurre l'argomento della civiltà Minoica (o Cretese) abbiamo fatto ricorso ad un Mito della cultura classica, che accende sempre la fantasia di bambini.

Il mito del Minotauro, che si intreccia con quelli di Dedalo ed icaro, Teso ed Arianna e del re Egeo, è una pagina classica della Mitologia greca e proto-greca.

I Miti non sono solo racconti o favole: il loro scopo era quello di poter spiegare eventi che altrimenti sfuggivano alla comprensione ed alla logica degli uomini del passato, a causa delle scarse conoscenze scientifiche che possedevano.

Ai bambini è stato spiegato già dallo scorso anno il valore e lo scopo dei miti: quest'anno - attraverso lo studio delle antiche civiltà dei fiumi e del mediterraneo. Ma la vera scorpacciata di storie mitologiche la faremo quando arriveremo allo studio dei Greci e dei Romani.

Per chi volesse riportare alla mente questi miti aggiungiamo qui una ampia sintesi.

 

IL MITO DEL MINOTAURO



Il Minotauro è un mostro per metà uomo e per metà toro, figlio di Minosse, re di Creta, e di Pasifae.
Il trono, però, Minosse lo aveva conquistato cacciando dall’isola i suoi due fratelli che anch’essi volevano diventare re.
Minosse chiese al dio Poseidone di mandargli un toro dal mare, per dimostrare a tutti che aveva agito giustamente nell’allontanare da Creta gli altri fratelli, promettendo che gli avrebbe poi sacrificato l’animale. Poseidone lo ascoltò e dalle onde ecco emergere un enorme toro bianco dalle forme perfette.
Ma il toro era tanto bello che Minosse non volle sacrificarlo e lo sostituì con un altro toro meno bello. Il dio del mare si infuriò e la sua vendetta fu tremenda: a Minosse e alla moglie Pasifae nacque un figlio mostruoso: una creatura con la testa di toro e il corpo di uomo, che si cibava di carne umana; si chiamava Asterione, ma divenne famoso con il nome di MINOTAURO.
Il re però non voleva uccidere suo figlio, così chiese al famoso architetto Dedalo di costruire un luogo in cui rinchiudere il Minotauro, da cui non potesse più uscire.
Dedalo costruì un Labirinto, un edificio molto intricato, con passaggi tortuosi, che ritornavano su se stessi e si incrociavano fra di loro in modo così complicato che chi vi si addentrava non poteva più ritrovare l’uscita.

Intanto la città di Atene fu sconfitta dai cretesi e di conseguenza fu obbligata ad inviare a Creta, ogni anno, sette fanciulli e sette fanciulle da offrire in pasto al Minotauro.
Teseo, figlio del re di Atene, chiese di partire anch’egli per Creta, con l’intenzione di uccidere il mostro.
Arrivato a Creta lo vide la principessa Arianna, figlia di Minosse, che si innamorò a prima vista di Teseo e decise di aiutarlo ad uccidere il Minotauro.
La fanciulla, su consiglio di Dedalo, diede a Teseo un gomitolo di filo magico, spiegandogli come sarebbe potuto entrare e uscire dal Labirinto.
Teseo, dopo aver fissato un capo del filo all’entrata, srotolò il filo fino al luogo dove si trovava il Minotauro addormentato; afferrò il mostro per i capelli e lo sacrificò a Poseidone. Riavvolgendo il filo poté ritrovare la via dell’uscita dal Labirinto.
Ma una volta salvo, Teseo che era già sposato, non poté mantenere la promessa di sposare Arianna e perciò durante il viaggio di ritorno la abbandonò sull’isola di Nasso. (da questo fatto forse è nato il detto “piantare in asso”). In seguito Arianna fu sposata dal re di Nasso, che si chiamava Dioniso.
Teseo riprese la strada di casa con le sue navi. Suo padre Egeo gli aveva fatto promettere, prima di partire, che le navi avrebbero avuto le vele nere, se lui fosse morto, ma avrebbero dovuto mettere delle vele bianche in caso di vittoria.
Teseo mantenne la promessa ma una tempesta furiosa e violenta lo colse d' improvviso e un fulmine strappò la vela bianca. Il giovane fu costretto perciò a rimettere la vela nera e il padre Egeo, avvistandolo da lontano, credette che il figlio non fosse riuscito nell’impresa e, disperato, si gettò dalla scogliera e affogò in un mare che ancora oggi si chiama Mar Egeo.