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Per introdurre l'argomento della civiltà
Minoica (o Cretese) abbiamo fatto ricorso ad un Mito della cultura
classica, che accende sempre la fantasia di bambini.
Il mito del Minotauro, che si intreccia con
quelli di Dedalo ed icaro, Teso ed Arianna e del re Egeo, è una pagina
classica della Mitologia greca e proto-greca.
I Miti non sono solo racconti o favole: il
loro scopo era quello di poter spiegare eventi che altrimenti sfuggivano
alla comprensione ed alla logica degli uomini del passato, a causa delle
scarse conoscenze scientifiche che possedevano. |
IL MITO DEL MINOTAURO
Il Minotauro è un mostro per metà uomo e per metà toro, figlio di
Minosse, re di Creta, e di Pasifae.
Il trono, però, Minosse lo aveva conquistato cacciando dall’isola i suoi
due fratelli che anch’essi volevano diventare re.
Minosse chiese al dio Poseidone di mandargli un toro dal mare, per
dimostrare a tutti che aveva agito giustamente nell’allontanare da Creta
gli altri fratelli, promettendo che gli avrebbe poi sacrificato
l’animale. Poseidone lo ascoltò e dalle onde ecco emergere un enorme
toro bianco dalle forme perfette.
Ma il toro era tanto bello che Minosse non volle sacrificarlo e lo
sostituì con un altro toro meno bello. Il dio del mare si infuriò e la
sua vendetta fu tremenda: a Minosse e alla moglie Pasifae nacque un
figlio mostruoso: una creatura con la testa di toro e il corpo di uomo,
che si cibava di carne umana; si chiamava Asterione, ma divenne famoso
con il nome di MINOTAURO.
Il re però non voleva uccidere suo figlio, così chiese al famoso
architetto Dedalo di costruire un luogo in cui rinchiudere il Minotauro,
da cui non potesse più uscire.
Dedalo costruì un Labirinto, un edificio molto intricato, con passaggi
tortuosi, che ritornavano su se stessi e si incrociavano fra di loro in
modo così complicato che chi vi si addentrava non poteva più ritrovare
l’uscita.
Intanto la città di Atene fu sconfitta dai cretesi e di conseguenza fu
obbligata ad inviare a Creta, ogni anno, sette fanciulli e sette
fanciulle da offrire in pasto al Minotauro.
Teseo, figlio del re di Atene, chiese di partire anch’egli per Creta,
con l’intenzione di uccidere il mostro.
Arrivato a Creta lo vide la principessa Arianna, figlia di Minosse, che
si innamorò a prima vista di Teseo e decise di aiutarlo ad uccidere il
Minotauro.
La fanciulla, su consiglio di Dedalo, diede a Teseo un gomitolo di filo
magico, spiegandogli come sarebbe potuto entrare e uscire dal Labirinto.
Teseo, dopo aver fissato un capo del filo all’entrata, srotolò il filo
fino al luogo dove si trovava il Minotauro addormentato; afferrò il
mostro per i capelli e lo sacrificò a Poseidone. Riavvolgendo il filo
poté ritrovare la via dell’uscita dal Labirinto.
Ma una volta salvo, Teseo che era già sposato, non poté mantenere la
promessa di sposare Arianna e perciò durante il viaggio di ritorno la
abbandonò sull’isola di Nasso. (da questo fatto forse è nato il detto
“piantare in asso”). In seguito Arianna fu sposata dal re di Nasso, che
si chiamava Dioniso.
Teseo riprese la strada di casa con le sue navi. Suo padre Egeo gli
aveva fatto promettere, prima di partire, che le navi avrebbero avuto le
vele nere, se lui fosse morto, ma avrebbero dovuto mettere delle vele
bianche in caso di vittoria.
Teseo mantenne la promessa ma una tempesta furiosa e violenta lo colse
d' improvviso e un fulmine strappò la vela bianca. Il giovane fu
costretto perciò a rimettere la vela nera e il padre Egeo, avvistandolo
da lontano, credette che il figlio non fosse riuscito nell’impresa e,
disperato, si gettò dalla scogliera e affogò in un mare che ancora oggi
si chiama Mar Egeo.
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