Il sottile (amaro) sapore del razzismo

 

Le recentissime stragi in mare accadute a Lampedusa, ci hanno commosso tutti, e sull'onda di questa commozione abbiamo deplorato la mancanza di interventi della Comunità Europea ed auspicato un maggiore intervento dello Stato a tutela dei migranti.

In ottemperanza agli insegnamenti cristiani espressi nelle "Opere di Misericordia" tutti avremmo voluto - e vorremmo - fare qualcosa per i bambini che sono sbarcati: vorremmo sfamarli, vestirli e confortarli.

I bambini. Gli adulti ... per quelli spesso siamo meno propensi.

Emerge così dal nostro subconscio un latente atteggiamento di razzismo di cui non ci rendiamo perfettamente conto e per questa ragione molto più subdolo di quello dichiarato.

La scuola ha il compito di far riflettere i bambini su questi atteggiamenti, in loro presenti perchè mutuati dal mondo degli adulti.

Gli insegnanti (ma anche i genitori) devono predisporsi all'accoglienza, con la responsabilità molto importante di incentivare la convivenza pacifica e il dialogo interculturale. Noi insegnanti siamo chiamati ad essere il "punto di ascolto" delle storie di vita dei migranti, intrise di traumi, frustrazioni, insuccessi che il viaggio di migrazione comporta con il conseguente sradicamento da terre remote per tradizioni, lingue e costumi differenti. (Riflettere su questo può darci un'idea di quanto sia stata dura e difficile la vita dei nostri emigranti negli anni 50 e 60).

I maestri, attraverso comportamenti attivi, stimolanti e coinvolgenti per l'intera classe, devono cercare di prevenire il pregiudizio e la ghettizzazione, la discriminazione degli immigrati che tendono naturalmente ad  isolarsi perchè hanno difficoltà a riconoscersi parte di una società differente.

 Una scuola orientata ad un futuro di pace deve aprirsi al rispetto, all'interazione, all'inserimento, incentivando il racconto e la narrazione reciproca delle storie di vita, raccogliendo e annotando esperienze esistenziali, facendo riemergere difficoltà e frustrazioni, analizzando situazioni e circostanze. L’insegnante è chiamato a trasformare gli atteggiamenti aggressivi e violenti in stimoli relazionali positivi, per far comprendere l'importanza di situazioni di confronto e interazione, in prospettive di dialogo pacifico e rispettoso dell'altro.

Per evitare fenomeni di razzismo nei bambini, i maestri devono tenere in considerazione diversi fattori e attuare delle semplici strategie.

Più i bambini sono piccoli, e più l'integrazione tra popolazioni diverse risulta efficace. Ciò spiega perché l'integrazione senza pregiudizi è connaturata al bambino nei primi anni della sua vita. Il bambino, a differenza dell'adulto, non considera le differenze fisiche e psicologiche, di conseguenza non porta in seno pregiudizi correlati alle diversità.
Eventuali atteggiamenti di razzismo sono addebitabili a processi di imitazione, per questo è fondamentale dare il buon esempio, specie coi fatti.

Il bambino ha bisogno di essere guidato, rispettando però la sua spontaneità; egli impara più dalle azioni che dalle parole.
Diceva S. Ignazio di Antiochia: "Si educa molto con quel che si dice, ancor più con quel che si fa, ma molto di più con quel che si è."
L'integrazione più efficace e spontanea avviene attraverso il gioco. Quando il bambino gioca, si sente libero di esprimersi, di condividere, di esternare, e lo fa senza parametri di giudizio verso gli altri bambini. Al bambino che gioca poca importa del colore della pelle, della provenienza, della ricchezza o della povertà, del modo di esprimersi, perché l'interazione avviene in termini di linguaggio universale.

Qualora il bambino mostri segni di insofferenza verso bambini di popolazioni diverse, bisogna innanzitutto interrogarsi sulla motivazione, e di conseguenza porre rimedio a monte del problema.
Una strategia che usiamo per prevenire atteggiamenti di discriminazione è quella di abituare i bambini alla diversità, ponendo in evidenza le differenze positive tra le varie culture, in modo da assimilarle.

Molto efficace è raccontare storie di altre popolazioni che hanno per protagonisti bambini coetanei. 

Perchè questo discorso sul razzismo?

Abbiamo notato che in classe alcuni bambini hanno mostrato segni di insofferenza verso i compagni di origine straniera. Ci siamo chiesti cosa possa aver scatenato questa reazione e perciò abbiamo fatto delle accurate osservazioni.

E' emerso, purtroppo, che in alcune famiglie è stata espressa "la preoccupazione" che la presenza di stranieri potesse essere causa di un "abbassamento" del livello culturale della classe. (Qualcuno ha anche pensato che la ripetizione degli argomenti dello scorso anno sia stata fatto ad uso esclusivo degli stranieri.!)

Non abbiamo voluto approfondire cosa possa aver fatto pensare una cosa simile, ma abbiamo "voluto credere" che sia stata dettata solo dal voler il meglio dell'istruzione per i propri figli.

Vogliamo ricordare che i bambini sono sempre in ascolto, soprattutto quando emettiamo di giudizi sugli altri. Poiché noi siamo la loro guida, i nostri modi di pensare influenzano il pensiero dei bambini. Pertanto, giudizi espressi in modo ipotetico e a fin di bene ("Speriamo che il bambino appena arrivato impari subito l'italiano in modo che i maestri possano lavorare con più serenità!"), da un bambino possa essere frainteso ("Il bambino appena arrivato non fa lavorare bene i maestri perché non sa l'italiano"!).

Di conseguenza diventa un intruso da emarginare. E quando i bambini emarginano un compagno, straniero o meno che sia, ci provano un certo gusto, perchè in questo sono piuttosto cattivelli.

Il razzismo, di qualsiasi tipo esso sia, come il bullismo, lascia un certo sapore in bocca: riconoscere che quel sapore è amaro e non  così dolce come può sembrare,  non è cosa facile.

Confidiamo molto sugli atteggiamenti positivi che tutti noi avremo in futuro verso ogni migrante: persona che va accolta nella nostra società, perchè è nella condizione di essere più indifesa.

Crediamo che sia il modo più semplice di adottare i bambini migranti (e gli adulti) quando vengono gettati in mare a Lampedusa.

 

I maestri

per approfondire:

http://www.unicef.it/doc/3578/razzismo.htm