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classe_SECONDA 

 

 

 

Le "nostre" piante dimenticate

 

nespole della Murgia

Nel giardino delle piante dimenti-cate trovano dimora solo le piante autoctone (originarie) del nostro territorio. Ci sono piante da frutto come il nespolo, il noce, il carrubo, il corbezzolo, il sorbo, il fico, il castagno il ciliegio il giuggiolo, l’azzeruolo,  il magaleppo (da noi si chiama la nera e serve da innesto al ciliegio), l’uva spina, il susino, il carrubo, il caprifico, il nocciolo ec.. .

Sono state piantate anche alcune querce  come il leccio e la roverella.

Infine vi sono piante tipiche del territorio murgiano e del sottobosco come ad esempio il verbasco l’alloro  la rucola, la menta, la boraggine, la camomilla, il timo, la salvia selvatica, il rosmarino, l’euforbia ecc..

Queste piante nel corso degli anni  sono state oggetto di osservazione, studio e catalogazione da parte degli alunni i quali hanno costruito delle schede di classificazione per conoscerne le caratteristiche morfologiche, oppure per creare un erbario, o come studio antropologico sugli usi che di queste piante se ne faceva nel passato. Queste piante sono state studiate quindi in contesti didattici di tipo interdisciplinare ed hanno trovato uno spazio privilegiato nello studio del territorio di appartenenza e nella riappropriazione delle tradizioni e della cultura del passato.

azzeruolo

carrubo

Il giardino delle piante dimenticate, oltre a costituire la memoria storica di piante ormai in disuso, ha avuto soprattutto  lo scopo didattico di  condurre gli alunni a familiarizzare con la realtà del nostro territorio imparando a rispettarlo e ad amarlo ed a prendersene cura. Questo spazio racchiude una piccola parte della meravigliosa realtà botanica murgiana, conservata in uno spazio accessibile a piedi anche dai piccoli alunni e dalle loro famiglie, e  può servire da stimolo a far comprendere concetti molto difficili e piuttosto astratti come “biodiversità” e “sviluppo sostenibile” e far comprendere come la meravigliosa diversità della vita sia una ricchezza da tutelare anziché qualcosa di cui sbarazzarsi perché non più utile e produttiva. Un’occasione per far comprendere a tutti che queste iniziative sono riproducibili in qualsiasi luogo, basta “rimboccarsi” le maniche e “sporcarsi le mani”.