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Attività del mese

  di Aprile

Indice:   Matematica: Potenziare la capacità di apprendere

             Scienze: I Cinque Sensi

     

Geometria che passione!

La geometria intesa in senso lato, per alunni di questa età, è la scoperta dello spazio.
Fin dai primi giorni di scuola gli alunni hanno dovuto conquistare lo spazio.
Spazio inteso come territorio fisico dell’aula, o quello più grande della palestra; oppure lo spazio grafico del quaderno, dell’album o di un cartellone.
Sia che si tratti di uno spazio tridimensionale o piano , gli alunni devono imparare a conquistarlo ed a gestirlo scoprendo anche che“ lo spazio occupato da un corpo non può contenerne un altro” Ciò significa che la materia occupa uno spazio che non può contemporaneamente essere occupato da un'altra materia, ovvero la materia è impenetrabile (principio dell'impenetrabilità).

Tutti gli oggetti solidi occupano uno spazio che non può essere occupato contemporaneamente da un altro oggetto.

La conquista dello spazio da parte del bambino è di tipo relazionale-coordinativo si tratta cioè di prendere coscienza sempre più chiara delle relazioni tra sé e il mondo circostante; inoltre il concetto di spazio è alla base dell’apprendimento della lettura, scrittura e dei concetti matematici.
Imparare ad orientarsi correttamente nel tempo e nello spazio signi-fica collocare se stessi e gli avvenimenti “storicamente” e impostare correttamente la vita di relazione.

 Gli alunni hanno dovuto imparare a scoprire lo spazio, quello vissuto, quello a disposizione, quello che va conquistato, quello che va gestito, deve appropriarsi gradualmente del concetto di intervallo,di durata, di velocità.

In primo luogo queste abilità non sono scontate, un bambino in prima elementare non percepisce bene lo spazio, a volte “non vede gli ostacoli” rappresentati da altri corpi, anche se evidenti come sedie e banchi, spesso inciampa, si scontra con i compagni, molti pensano alla distrazione, in realtà non ha piena consapevolezza dello spazio pieno e vuoto e spesso è impacciato nei movimenti anche per questo.

Anche quando un alunno sistema il materiale scolastico sul banco,dimostra la stessa difficoltà, è completamente ingombro di oggetti tanto da non poter lavorare, nonostante ciò non comprende che deve fare spazio al quaderno, deve fare spazio alle sue braccia e che gli oggetti devono trovare una giusta collocazione nello spazio a disposizione.

Questa caratteristica si rivela in palestra, quando di fronte ad un grande spazio, gli alunni, lasciati liberi di giocare, anziché “occuparlo tutto” come sarebbe naturale, si addossano tutti in fondo alla stanza, o in un angolino, ma sempre insieme, si allontanano un po’ ma si ritrovano vicini. Sono intimoriti dal grande spazio che non sanno gestire e ne hanno paura.
Sui quaderni la fatica di gestire lo spazio è più evidente, alcuni occupano tutto lo spazio a disposizione per eseguire un lavoro, e magari riservare un angolino per il disegno,altri invece non rispettano le pause tra parole e numeri e segni.

Per aiutare gli alunni a rappresentarsi la forma dinamica del proprio corpo in relazione agli spazi circostanti, è stato proposto in palestra, il gioco classico de “I 4 cantoni”, ma con delle varianti:
al centro c’è un cacciatore e nei quattro angoli ci sono gruppi di alunni che rappresentano 4 squadre di animali ( es. aquile, orsi, ecc…) che il cacciatore deve acchiappare quando le squadre si scambiano di posto in diagonale, in verticale o in linea retta. Il gioco permette così a tutti gli alunni della classe di giocare contemporaneamente, di comprendere le regole ed osservarle ma soprattutto di conquistare insieme ai compagni lo spazio della palestra che il corpo percepisce e che bisogna gestire, senza cadere, inciampare e farsi male.

Un aiuto che potete dare ai bambini è quello di permettere loro di giocare liberamente in spazi aperti, poichè in questo modo tendono ad appropriarsi dello spazo e diventano meno impacciati nei movimenti.
 

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Matematica:

Potenziare la capacità di apprendere   

 

Le vacanze di Pasqua, hanno rappresentato un meritato periodo di riposo per gli alunni, molto impegno è stato richiesto loro nel periodo antecedente.

 Molte attività di matematica sono state svolte cercando di stimolare  la riflessione logica sul modo di operare, nell’ eseguire calcoli mentali e scritti relativi all’addizione ed alla sottrazione,; gli alunni durante le esercitazioni, hanno  rilevato la diversità operativa delle due operazioni e delle proprietà di ciascuna.

Nell’ambito dei problemi è stata sollecitata la riflessione e la “spiegazione” logica della procedura risolutiva, attraverso una discussione di gruppo che ha poi permesso di scegliere la soluzione più congrua rispetto ad un’altra. Gli alunni non sono molto entusiasti quando si cerca  di sollecitare pensieri personali, o riflessioni, perché questo li spinge “a mettersi in gioco” uscire allo scoperto, fare degli errori di valutazione, ipotizzare soluzioni diverse da quelle dei compagni o magari simili, ma arricchite da una spiegazione più efficace. Per gli alunni è molto più rassicurante stare al loro posto, copiare dalla lavagna quel che fa la maestra, o un compagno magari “più bravo” o meno timoroso, accontentarsi di ascoltare ed accettare acriticamente la soluzione proposta. Personalmente, anche prendendo in considerazione la timidezza, le ansie ed i timori dei piccoli alunni, si deve cercare, compatibilmente con gli stati d’animo  e le caratteristiche peculiari di ciascuno, di sollecitare l’ interazione con il gruppo, di stimolarli ad offrire il personale contributo anche se sbagliato, di affrontare il quesito proposto cercando nel proprio piccolo una soluzione possibile, è questa a mio parere la forma di apprendimento più efficace possibile.

Questi due mesi di scuola che restano, saranno dedicati a potenziare la capacità di apprendere che non è un processo automatico ma costruito, per permettere agli alunni di raggiungere una certa autonomia operativa ed uno stile di apprendimento.

Periodicamente gli alunni sono sottoposti individualmente o in coppia a risolvere problemi, ad affrontare compiti o richieste, obiettivi da raggiungere, a materiali da predisporre, a portare a termine un compito assegnato  gestendo anche il tempo a disposizione. Questo implica anche una certa capacità di ascolto ed attenzione, nonché una capacità di concentrazione che non è automatica ma  voluta e perseguita. Questo si scontra con una crescente irrequietezza emotiva dei bambini, una ridotta disponibilità a soffermarsi sugli stimoli dell’insegnante, una superficialità nell’esecuzione di un lavoro.

  Si deve perciò insistere sulla perseveranza, sulla capacità di far fatica per superare la deconcentrazione, la stanchezza e la demotivazione per orientarsi sull’obiettivo da raggiungere, il saper creare collegamenti tra i nuovi contenuti con l’esperienza e le conoscenze precedenti.

Qualcuno potrà obiettare che sarebbe troppo bello se ciò avvenisse, e che gli alunni dopotutto sono troppo piccoli per destreggiarsi in tutte queste richieste.

In modo provocatorio si obietta che gli alunni imparano molto presto cattive abitudini e cattivi comportamenti che se non corretti si consolidano, non si capisce perché non bisogna insegnare uno stile di apprendimento, abitudini e comportamenti positivi, e garantire loro un percorso di studi più efficace che peraltro hanno l’effetto di consolidarsi allo stesso modo di quelli negativi. Il nostro lavoro consiste proprio in questo, rinunciarvi significa privare gli alunni di opportunità di crescita significative.

Tre sono i fattori che giocano nell’apprendimento( e che sono oggetto   della valutazione) e di cui l’insegnante deve tenere sempre  in considerazione:

 - La caratteristica personale di ciascun alunno nel proprio modo di apprendere (le abilità che possiede,la predisposizioni personali verso una particolare disciplina, ..)

 -  L’individuazione del compito e delle sue richieste, e/o difficoltà

 -  La conoscenza delle strategie da mettere in atto per portare a termine il compito assegnato.

 

Gli insegnanti guidano gli alunni nel processo di apprendimento cercando di:

-rilevare le difficoltà incontrate in un compito  e cercando insieme agli alunni, di individuare le strategie per superarle

-incoraggiano la discussione per far emergere il modo di procedere in un’azione o in un ragionamento e comprendere le ragioni dell’errore e delle difficoltà

-aiutano a riflettere su quanto si apprende, sui propri comportamenti e sugli stati emotivi.

-incoraggiano uno stile di ricerca, di progressiva scoperta, degli argomenti.

E’ questo in parte il patto educativo che si crea e che si concretizza in un rapporto di insegnamento che si pone come obiettivo la crescita degli alunni.

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scienze

I CINQUE SENSI

L’argomento di studio che stiamo affrontando in questo periodo riguarda i cinque sensi.
E’ un argomento molto importante in quanto noi conosciamo il mondo che ci circonda attraverso i cinque sensi ovvero attraverso le percezioni sensoriali che inviamo al cervello. L’argomento ha suscitato immediatamente la curiosità degli alunni, e attraverso esempi pratici e sperimentazioni dirette, abbiamo:
- imparato a riconoscere le sensazioni gustative-olfattive: dolce- salato, amaro- acido, piccante, insapore di alcuni alimenti collegati o meno ad odori più o meno gradevoli o sgradevoli;
- imparato a riconoscere gli oggetti al tatto: liscio, ruvido, freddo, caldo, leggero.... A classificare gli oggetti tenendo conto del materiale di cui sono fatti;
- imparato a riconoscere attraverso il canale uditivo gli eventi sonori prodotti dagli oggetti o da persone. A riconoscere i versi degli animali;
- imparato con la vista a riconoscere ed a classificare gli oggetti in base al colore, forma, grandezza, spessore, a rilevare negli oggetti la trasparenza, l’opacità …….

Dopo aver analizzato attentamente i cinque sensi, aggiungeremo il senso cinestesico cioè il linguaggio non verbale del corpo, che in un rapporto di comunicazione non riguarda il significato letterale delle parole che compongono il messaggio stesso, ma che riguardano la comunicazione non parlata tra persone.
Secondo i linguisti più del 90% della nostra comunicazione giornaliera è infatti non-verbale.
È quindi un contributo enorme al linguaggio verbale e, dal momento che la comunicazione è strettamente ambivalente, possiamo facilmente comprendere quanto sia più grande il rischio di non capire quando si è al telefono piuttosto che quando si parla faccia a faccia.
 
L’efficacia di un messaggio dipende quindi solamente in minima parte dal significato letterale di ciò che viene detto, e il modo in cui questo messaggio viene percepito è influenzato pesantemente dai fattori di comunicazione non verbale.
Oltre all’arricchimento lessicale che ne è derivato, attraverso lo studio di questo argomento è emersa da parte dei bambini una maggiore consapevolezza nel riconoscere eventi e situazioni reali che si originano utilizzando i canali sensoriali, l’attività si concluderà con una scheda sulle espressioni del volto quando esprimono i sentimenti più comuni.

 

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