Rugby a scuola

 

 

Si è svolto a scuola il 1° incontro con i volontari della Rugby Union Santeramo a.s.d.

L’allenatrice Loredana Bongallino ci ha accolti in palestra con un curioso pallone ovale tra le mani e che ha presentato subito agli alunni chiamandola palla intelligente, perché anziché rotolare o rimbalzare come una palla qualsiasi, rotolava a sghimbescio sollevando da terra le sue “curve” in modo curioso.

Loredana ha spiegato subito che la palla non va lanciata ma passata e che il gioco consiste essenzialmente nel portare la palla sopra o oltre la linea di “meta”. Chi porta la palla alla “meta” fa punto.

Dopo i consueti esercizi di riscaldamento e respirazione, l’allenatrice Loredana ha organizzato una staffetta con un percorso molto articolato che si concludeva con un cerchio entro cui mettere la palla: quella era la “meta”: naturalmente era una simulazione.

Gli alunni poi sono stati stimolati a esercitarsi a passare la palla ai compagni secondo le istruzioni dell’allenatrice. Questa prima lezione ha suscitato l’entusiasmo degli alunni e sarà ripetuta ogni primo venerdì di ogni mese, nel frattempo ci eserciteremo in palestra, mentre compito dell’allenatrice sarà quello della preparazione motoria e coordinativa degli alunni.

Ma perché fare rugby a scuola?

È questo un interrogativo che i genitori si sono posti e al quale abbiamo risposto nell’assemblea di classe. Adesso esplicito meglio: con l’attività sportiva in genere, si tende a migliorare la formazione fisico-motoria; il rugby è considerato uno sport “completo” in quanto va ad interessare tutto l’apparato motorio, al quale si aggiungono anche delle implicazioni comportamentali che portano l’individuo a cooperare, aiutando il gruppo durante l’esecuzione del gioco.

Il gioco del rugby educativo è perfettamente in sintonia con la programmazione delle attività scolastiche della scuola elementare e media inferiore, i cui obiettivi educativi dichiarati sono: la formazione dell’uomo e del cittadino per mezzo di esperienze formative della vita di gruppo e della partecipazione sociale.

Perché il rugby è considerato un gioco educativo?

Vi propongo uno stralcio desunto dalla programmazione stilata dal presidente della Rugby Union Santeramo per le scuole: Giuseppe Porfido.

• Sviluppo della socialità: il rugby, da sempre, è inteso come massima espressione di un collettivo perfettamente integrato, dove è del tutto assente l’egoismo individualista. Ha la valenza educativa di porre il singolo al servizio del gruppo, senza contrapposizioni verso l’altro: la realizzazione del punto, «la meta», primario obiettivo del gioco, è sempre il risultato di uno sforzo comune dove il singolo è disposto volentieri a privarsi in favore dei compagni meglio piazzati dell’oggetto più desiderato, la palla. L’educazione al contatto propone delle situazioni in cui ogni partecipante troverà modo di arricchire la propria personalità, in relazione all’area emotiva-affettiva e, soprattutto, in termini di sicurezza e fiducia in sé stesso e negli altri.

• L’utilizzo del rugby come strumento educativo, assume perciò il significato di aiutare gli alunni nella costruzione della sicurezza di sé e della propria autostima, un ulteriore strumento che può arricchire la personalità degli stessi. Oltre ad offrire la possibilità di conoscere uno sport diverso da quelli proposti dal nostro contesto culturale, crediamo che il rugby possa modificare in positivo la personalità dei ragazzi che lo praticano, spingendo i più timidi a mitigare le proprie insicurezze e i più estroversi a indirizzare la propria iperattività a favore del gruppo.

• Può rivolgersi ai bambini per mezzo di un’attività PSICO-FISICA compensatoria e liberatoria perché contiene adeguati ruoli in cui possono essere soddisfatte quelle esigenze personali e sociali delle quali i giovani sono portatori.
• Il Rugby esalta le capacità coordinative ed è basato su gesti semplici (correre portando il pallone) che non necessitano di noiosi apprendimenti tecnici: è un gioco collettivo dove l’iniziativa individuale viene messa a servizio della collaborazione e cooperazione del gruppo-squadra ed il contatto fisico è regolamentato da un codice morale che precede le regole scritte e le decisioni arbitrali.

• E’ uno sport che impedisce di considerare l’avversario come un nemico, di trasformare il proprio vigore fisico in una scorrettezza e l’abilità in una frode: in questo modo diviene una scuola di auto-controllo, di autodisciplina, di rispetto per sé e per gli avversari.•

 Il gioco del rugby privilegia come pochi, i vari aspetti dell’intelligenza motoria, quali l’intuizione, l’anticipo, l’ispirazione, l’immaginazione, la fantasia, l’astuzia e la rapidità tanto nel pensare quanto nell’eseguire una azione. Il rugby educativo è una attività che sviluppa tutte queste qualità e che si adatta benissimo a tutti gli alunni e le alunne dagli 8 anni in su e che si pone come obiettivo quello di privilegiare un esercizio fisico completo oltre ad essere una scuola di fair play e di correttezza.

 

La Rugby Union Santeramo a.s.d opera sul territorio dal lontano 1983.
Attualmente oltre all'attività federale ufficiale, campionati in varie categorie dell’ attività giovanile, siamo presenti in tutte le scuole elementari e nella scuola media San Giovanni Bosco con il progetto scuole.
Il responsabile del progetto scuole è Giuseppe Porfido.
Inoltre sono operativi nel sociale tramite progetto di integrazione sociale/sportiva "Una meta non fa differenza". Responsabile progetto di integrazione: Carmela Paolangelo

Il gruppo proponente il progetto Una meta non fa differenza nasce dall'unione di due realtà: quella sportiva e quella sociale. Il progetto vuole dare una risposta al desiderio dei ragazzi con Disabilità Intellettiva di praticare sport, sperimentando l'integrazione sociale attraverso attività motoria, accompagnata dal gioco del Rugby. Rugby perché? E’ uno sport basato sul concetto di sostegno, non richiede prerequisiti fisici, non necessita di capacità di coordinamento complesso e non presenta limiti come un canestro o una rete troppo alta. All'integrazione segue l'educazione verso le autonomie personali e sociali.

Non posso aggiungere niente di più perché devo solo complimentarmi con l’allenatrice per la dolcezza con la quale allena gli alunni, con il presidente che gentilmente mi ha fatto conoscere i progetti di cui si occupano, servendosi di giovani volontari che impegnano il loro tempo anche nel sociale; naturalmente ho apprezzato moltissimo il progetto “Una meta non fa differenza” che mi ha commosso per l’utenza alla quale si rivolge e per gli intenti educativi, sociali e psicofisici che si propone di raggiungere. Che dire? Bravi ragazzi!!