Il Diario
INCIPIT PAURA
La
creatura mi insegue. È un misto tra Frankenstein e uno zombie. E in mano
ha un coltellaccio da macellaio.
“Tanto ti piglio!” ringhia. “Lo sai che ti piglio!”
Io corro, ma è come stare sopra un tapis roulant, di quelli da palestra:
corri, corri e non arrivi mai da nessuna parte. All’improvviso il mostro
è sopra di me. Sta per uccidermi. Addio, mondo crudele!
“Voi due! Che state combinando?”, la voce è quella della maestra Gianna.
“Non si corre nel corridoio!”
Il mostro, Gabriele Tardini della V° B, si ferma. In mano non ha un
coltello, ma un righello. Anch’io mi fermo, addosso alla maestra.
“Mi avete capito?”, ammonisce lei col dito alzato.
Per questa volta me la sono cavata. Ma la prossima?
Gabriele mi perseguita. Andare a scuola, ormai, è diventato un problema.
Il
nostro racconto
Luca ogni giorno si inventa delle scuse per non andare a scuola perché è
convinto che Gabriele lo voglia picchiare.
La mamma ogni mattina lo sveglia e con tanta pazienza cerca di
convincerlo, anche perché prima Luca ci andava volentieri. Da qualche
tempo, invece, è cambiato e sua madre è preoccupata.
“Mi fa male la pancia!”, si lamenta Luca.
“Non è nulla di grave – dice la mamma. – Vedrai che quando esci di casa,
con l’aria fresca ti passerà.”
“Ma … io ho anche mal di testa e mi sento la febbre”, insiste Luca.
La mamma continua ad incoraggiarlo ad andare a scuola e … così e colà,
qualche volta Luca la fa franca.
Lui è terrorizzato da quel mostro di Gabriele e ogni giorno, con l’aiuto
di una cartina, trova un percorso differente per andare a scuola senza
incontrare l’orrendo mostro.
Quando è l’ora della ricreazione accade che i due si incrocino e allora
ogni scusa è buona per stare vicino ai maestri o nascondersi dietro ai
compagni.
"Prima o poi ti piglio!" ringhia l'orrendo mostro
La maestra Gianna gli chiede spesso: “Va tutto bene, Luca?”
“Sì, maestra”, risponde lui, che non ha il coraggio di confessare che il
mostro lo perseguita.
Tutto era nato circa un mese prima …
Gabriele e alcuni suoi amici stavano giocando a calcio nel parco e le
loro grida felici si udivano da lontano. Furono proprio quelle grida ad
attirare Luca che si avvicinò a curiosare.
In uno spiazzo erboso alcuni ragazzi facevano una partita. Tra di essi
vi era un ragazzo alto e robusto con i capelli rossicci e gli occhi
vispi che lui riconobbe perchè frequentava la classe V B, accanto alla
sua.
Luca si avvicinò a Gabriele e gli chiese: “Posso giocare anch’io con
voi?”
“Mi dispiace, siamo già pari”, rispose Gabriele.
“E dai, fatemi giocare!”, insisté Luca.
“Non se ne parla proprio! Al massimo puoi fare l’arbitro.”
“Fallo tu l’arbitro ed io gioco al posto tuo”.
Gabriele non gli rispose nemmeno; si girò e tornò a giocare. Luca, molto
arrabbiato, restò a guardare borbottando con le mani in tasca.
Ad un tratto, per caso, la palla gli finì tra i piedi e tutti iniziarono
a gridare: “Passa la palla! Tira la palla!”
Poiché era molto arrabbiato tirò un calcio così potente che la palla
finì in cima ad un albero. Tutti ci rimasero molto male, ma Gabriele era
furioso perché il pallone era suo: raccolse un grosso ramo che era lì
vicino e con un’aria minacciosa si diresse verso Luca.
Questi, terrorizzato, iniziò a correre e con uno scatto repentino lo
seminò, così magro ed atletico com'era.
Allora Gabriele ritornò dai sui amici per recuperare il pallone, mentre
Luca se ne tornava a casa molto spaventato e preoccupato dalla reazione
di Gabriele.
La palla finì in cima ad un albero e tutti ci rimasero
molto male
Il giorno dopo i due ragazzi si rividero a scuola: Gabriele lo chiamò da
lontano, ma Luca, pensando che volesse vendicarsi, corse subito in
classe vicino alla maestra Gianna.
Da allora ogni notte ritornava l’incubo del mostro Gabriele.
Una notte gli compariva come un demonio dai capelli di fuoco che voleva
mangiarlo; un’altra notte era uno zombie con i vestiti strappati ed un
coltello insanguinato che voleva tagliargli la testa; un’altra volta era
un vampiro che voleva succhiargli il sangue, …
Insomma, ogni notte il ragazzo dai capelli rossi gli appariva come un
mostro orripilante che gli diceva con voce cavernosa e sinistra: “Tanto
ti piglio! La tua testa sarà il mio nuovo pallone!”
Nell’incubo correva e correva come se fosse su un tapis roulant senza
riuscire a sfuggire al mostro finché si svegliava di soprassalto in un
bagno di sudore.
A furia di sognarlo, adesso, ogni volta che Luca vede Gabriele, questi
come per stregoneria si trasforma in un mostro da cui scappare. Per
questo motivo non va più volentieri a scuola e ogni giorno è un grave
problema da affrontare.
Un giorno la mamma gli dice di andare in soffitta a mettere in ordine i
suoi vecchi giochi. Mentre riordina scorge in un angolo oscuro, coperto
da polverose ragnatele, un vecchio baule. Luca è incuriosito e lo apre
per scoprire cosa contiene. La cassa è piena zeppa di libri e quaderni
usati, ma tra essi qualcosa attira la sua attenzione: è un Diario con la
copertina di cuoio e legato con una stringa, anch’essa di cuoio. Tutto
emozionato inizia a sfogliarlo e subito scopre che è quello di suo
padre. Gli viene un tuffo al cuore: è indeciso se leggerlo oppure no, ma
la curiosità vince e allora chiude il coperchio del baule e ci si siede
sopra per leggere più comodamente.
Dopo qualche pagina scopre che anche il suo papà ha avuto una brutta
disavventura con un bullo che lo perseguitava quando andava a scuola.
Nel diario legge che il padre aveva affrontato con coraggio il bullo e
così fu lasciato in pace.
Il Diario di papà sarà davvero provvidenziale.
“Forse devo fare anch’io come il mio papà. Domani affronterò il mostro e
se proprio non riesco a farlo smettere chiederò aiuto ai grandi”, pensa
Luca.
Il giorno seguente Luca va a scuola deciso ad affrontare il ragazzo dai
capelli rossi, ma dentro di sé sente una gran fifa. Giunto a scuola non
riesce a vedere Gabriele e con un respiro di sollievo entra in classe.
A metà giornata Luca esce per andare in bagno quando in fondo al
corridoio scorge Gabriele: il cuore gli sale in gola e comincia a
battere all’impazzata mentre lui diventa bianco come un lenzuolo. Con
passo pesante, strascicando i piedi, si avvicina mentre l’altro gli fa
cenno con la mano. In quel momento lo vede trasformarsi nel solito
terrificante mostro metà Frankenstein e metà zombie. Ad ogni passo il
suo terrore aumenta, il respiro diventa affannoso ed ansimante; cerca di
gridare ma dalla sua bocca non esce alcun suono; quello che vuole è solo
scappare via.
Tuttavia Luca si fa coraggio, si ripete che deve essere forte come il
suo papà e deve affrontare il mostro: sbatte più volte le palpebre e
finalmente il mostro scompare e torna a vedere Gabriele.
Quando i due sono vicini, Luca raccoglie tutto il suo coraggio e con un
filo di voce chiede: “Perché mi perseguiti?”
“Chi, io? Ma come ti salta in mente una cosa del genere?”, esclama
meravigliato Gabriele.
“Tu, ogni volta che mi vedi mi minacci e mi rincorri: questo vuol dire
che vuoi picchiarmi”.
“Ma io volevo solo chiederti scusa per quel giorno della partita”.
“Allora perché mi rincorri con il righello?”
“Guarda che quel righello è tuo e io volevo semplicemente restituirtelo.
Ti è caduto dallo zaino un giorno che scappavi via”:
“Che stupido che sono stato! -esclama Luca. – E io che ti vedevo con un
coltellaccio da macellaio in mano!”
“Ma sei proprio impazzito!”, esclama Gabriele.
“Credo proprio di sì. Io ti vedevo come un mostro, ma ora capisco che
sei un vero amico”.
Gabriele, divertito, scoppia a ridere e lo consola abbracciandolo forte.
Ora, grazie anche al Diario di papà, sono i migliori amici di tutta la
scuola.
Tutti noi