Amare l’Italia:

L’Abruzzo e i "trabocchi"

 

 

Viaggiare per l’Italia è fonte di nuove scoperte per le inattese e numerose bellezze che offrono tanti luoghi sconosciuti. Viaggiare per necessità non mi fa dimenticare di osservare con curiosità ogni cosa che incontro sul mio cammino.

Fermarsi ad una stazione di servizio per sgranchire le gambe mi ha permesso di osservare la cartina che pubblicizzava i luoghi più interessanti della zona che stavamo percorrendo in auto.

Il cartellone mostrava una cartina della zona e segnalava i posti interessanti da visitare con delle immagini significative: Vasto, Ortona, Lanciano, S.Vito Chietino, Fossacesia e tanti altri posti. Ho apprezzato molto l’iniziativa di permettere, tramite una cartina , agli automobilisti di passaggio o ai turisti in esplorazione,di essere informati sulle attrattive di quei luoghi.

Noi avevamo qualche ora di tempo e ne abbiamo approfittato per visitare qualcosa che non avevamo mai visto: i trabocchi.

 

 

“I trabocchi sono antiche attrezzature fisse da pesca, somiglianti a palafitte, posti in senso perpendicolare rispetto alla costa. La loro struttura è formata da assi e travi ancorati sugli scogli. Sulle travi poggia una passerella in legno che conduce ad una piattaforma da cui dipartono dei pali leggeri, detti antenne, alle cui estremità sono fissati gli angoli della rete. I trabocchi sono costituiti sì da un’architettura leggera, quasi aerea, ma molto solida, in grado di sopportare il peso della robusta rete da pesca e le sollecitazioni delle tempeste marine.
Ed è proprio questo loro essere aereo che permette ai trabocchi di interagire con le forze della natura, resistendo anche alle tempeste. Anche se, una volta affrontate quest’ultime hanno sempre bisogno di essere riparate. I legni usati per la loro costruzione sono: l’olmo, l’abete e l’acacia. Affascinante è anche la tecnica usata dai traboccanti per pescare: le ampie reti vengono calate a mare con un argano girevole fissato nel centro della piattaforma. Di tanto in tanto, vengono rialzate un poco sul livello del mare. I pesci intrappolati, per lo più cefali, spigole, aguglie, e pesce azzurro in generale, restano sospesi fuori dall’acqua, nel cavo della fittissima rete, guizzando in uno scintillio di luce, finchè non vengono tirati su con un guadino (la “volega”).

Ancora oscure restano le origini di queste particolari architetture, sembra comunque che la loro costruzione risalga all’VIII sec. d.C e che a costruirli siano stati gli agricoltori che cercavano di integrare il loro esiguo raccolto con la pesca."

Tratto da Wikipedia

 

 

 

A San Vito Chietino comincia la costa dei trabocchi è considerata la Città dell’Olio per il ricco entroterra di uliveti ma anche di vigneti che contribuisce ad esaltare il panorama spettacolare della costa selvaggia e dal mare cristallino; la cittadina è famosa anche per essere stata scelta da D’Annunzio come luogo in cui vivere la grande passione per Barbara Leoni e in cui ideare “Il Trionfo della Morte”.S. Vito Chietino è stato definito da D’Annunzio “il paese delle ginestre”, qui si trova Villa Italia l'eremo di Gabriele D'Annunzio costruita alle spalle del promontorio del Turchino con il suo suggestivo "Trabocco del Turchino”. Lui la descrive così:
« ... una piccola casa rurale composta di due stanze al primo piano e di una stanzetta al piano terreno e di un portichetto; e, accanto, un grande orto d'aranci e d'altri alberi fruttiferi, e sotto il mare gli scogli, una vista interminabile di coste e monti marini, e sopra tutto, una immensa libertà, come un buen retiro di santi anacoreti... » (Gabriele d'Annunzio, da una lettera a Barbara Leoni)

 

D’Annunzio ci parla dei trabocchi in un passo tratto Da il Trionfo della morte 1904 che lui scrisse proprio in quei luoghi. “Proteso dagli scogli, simile a un mostro in agguato ,con i suoi cento arti il Trabocco aveva un aspetto formidabile. Per mezzo all’intrico delle travi e dei cordami apparivano i pescatori chini verso le acque, fissi, immobili come bronzi. E pesava su le loro tragiche vite l’incanto mortale”. Un’altra località suggestiva è Fossacesia che si trova su un'altura della fascia litoranea ed è caratterizzata da ginestre, aranceti e uliveti si protendono fino al mare e da spiagge quasi completamente ricoperte da ciottoli bianchi e dai caratteristici Trabocchi.

 

 

Nel suo territorio si erge la splendida basilica cistercense di San Giovanni in Venere formato da una basilica e dal monastero costruiti all’inizio del XIII sec.. La posizione è molto panoramica perché si trova su di una collina che domina la costa vicina per diversi chilometri verso nord e verso sud. Al momento della visita si stava celebrando un matrimonio e questo ci ha permesso di apprezzare meglio la navata centrale addobbata con fiori e di ammirare lo svolgersi di una cerimonia intima e raccolta che si svolgeva direttamente sull’altare insieme al sacerdote celebrante. La chiesa presenta la struttura classica delle basiliche di stile cistercense con tre navate separate da archi ogivali e soffitto di legno. La facciata principale presenta il portale della Luna, tutto in marmo, decorato con altorilievi e con materiali antichi di recupero. Sul lato sud si trovano il portale delle Donne anch'esso adorno di decorazioni marmoree, ed il campanile mozzato perché altissimo, le cui feritoie tradiscono l'uso di torre difensiva che ne fu fatto. Il riferimento a Venere deriva da una tradizione che individua un tempio pagano sul luogo dell'attuale chiesa (un tempio, secondo alcuni, costruito nell'80 a.C. e dedicato a Venere Conciliatrice) . Abbiamo mangiato in un ristorante che ci ha offerto del pesce freschissimo ed alcuni dei migliori piatti della tradizione abruzzese. Pallotte con cacio e ova, spaghetti alla chitarra con vongole, seppie con piselli, frittura di paranza. Una vera squisitezza. Per chi ha ancora qualche giorno di ferie potete visitare questi posti bellissimi che meritano una visita meno frettolosa della nostra.