In Italia la sperimentazione di progetti di intervento tesi a
ridurre il fenomeno delle prepotenze e della violenza nelle
scuole ha avuto finora un carattere prevalentemente locale,
coinvolgendo singole scuole o realtà territoriali interessate ad
affrontare il problema. Allo stato attuale manca nel nostro
Paese un investimento più consistente e una valutazione di
questi progetti su larga scala così come è stato fatto in altri
Paesi europei e occidentali.
Sono molteplici le possibilità di intervento sperimentate e
possibili in un intervento di prevenzione o riduzione del
bullismo. Di seguito proviamo ad elencarne alcune a seconda dei
livelli di intervento. Passando in rassegna i progetti
realizzati in Italia e in Europa negli ultimi anni, si possono
distinguere quattro livelli, ognuno caratterizzato da diverse
azioni e strategie, ognuno con i propri punti di forza e di
debolezza e con i propri limiti di applicazione.
1° livello: lavoro sui singoli individui (vittime o
bulli) attraverso il sostegno individuale e il supporto in
classe, secondo un approccio morale (giusto-sbagliato), legale
(dentro-fuori dalle regole) e umanistico (comprendere invece di
punire);
2° livello: lavoro con il gruppo classe attraverso un
approccio curricolare per il potenziamento delle abilità
sociali, la promozione della cooperazione e della solidarietà
(es. “l’operatore amico”), la consulenza e la mediazione del
conflitto tra i pari;
3° livello: lavoro con la comunità scolastica tramite
l’elaborazione di una programmazione scolastica contro le
prepotenze, in collaborazione tra scuola e famiglia;
4° livello: l’intervento con la comunità locale in
un’ottica di psicologia di comunità, innescando processi di
ricerca-azione che approfondiscano il fenomeno in quel contesto
e ne ricerchino possibili vie risolutive, nella messa in rete di
tutti gli attori coinvolti.
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