Apriamo un tema che sempre più spesso
tocca le famiglie: gli atteggiamenti da bulli di alcuni ragazzi
con le conseguenti angherie che altri bambini debbono subire.
Nella nostra classe, è risaputo,
abbiamo un bel po' di alunni (maschietti e femminucce)
esuberanti e vispi: possiamo con ciò dire che sono dei bulletti?
Sicuramente, talvolta,
ascoltando i vostri figli raccontare quel che accade in classe
vi sarà venuto in mente che il tal bambino o bambina assumono
atteggiamenti un po' prevaricanti.
In effetti talvolta atteggiamenti di
sopruso, offensivi ed umilianti verso i compagni i bambini ce li
hanno: a volte sfiorano anche la cattiveria (visti da noi
adulti).
Tutto sta a riportare le cose nel
giusto contesto e nelle appropriate dimensioni. Noi siamo
convinti che a questa età i bambini possono "scimmiottare"
atteggiamenti visti da altri, soprattutto adulti, ma anche
"assorbiti" dalla TV. Ancora non sono coscienti delle azioni
potenzialmente offensive che possono compiere, ma sono ben
consapevoli delle reazioni che i compagni possono avere di
fronte ai loro comportamenti. E un compagno che non reagisce può
divenire un facile bersaglio in futuro: questo apre la porta al
bullismo.
E' allora molto evidente che tra
esuberanza e bullismo intercorre una linea di demarcazione molto
esile e passare dall'altro lato è questione di poco: spesso
basta un compagno sbagliato o un attggiamento di "lasciar
correre"a parte degli adulti.
E qui viene la parte che riguarda noi
adulti.
Perché il bullismo viene favorito
proprio dagli atteggiamenti degli adulti, spesso preso a modello
dai bambini nella loro componente aggressiva. Ma anche un adulto
che non impedisce nei propri figli gli atteggiamenti di
prevaricazione, implicitamente favorisce il bullismo!
Per noi insegnanti il compito diventa
ancora più delicato.
Molto spesso vi sono genitori che
lamentano l'aggressività di alcuni compagni di scuola, quasi che
i maestri "facciano finta di non vedere" cosa accede; altre
volte si sottolinea quello che altri fanno ai propri figli: in
tanti anni di lavoro nella scuola raramente è accaduto che un
genitore abbia fatto cenno alle intemperanze del proprio figlio
verso i compagni.
Ma anche questa è una cosa molto
umana e naturale.
Noi maestri dobbiamo innanzitutto
evitare di confondere atteggiamenti da bullo con l'esuberanza o
l'aggressività dei bambini. Bambini che litigano, anche usando
le mani, non sono necessariamente bulli: stanno solo risolvendo
una loro "questione". Questo non significa che giustifichiamo lo
scontro fisico tra bambini, sosteniamo che anche questo è un
passaggio obbligato nella loro crescita ( e ci siamo passati
tutti).
Quello a cui noi facciamo molto
attenzione è bilanciare, CON SENSO DI GIUSTIZIA, gli interventi
sui bambini. Alcune volte si deve intervenire con fermezza,
altre volta con durezza, altre volte ancora con sensibilità e
dolcezza. Non tutti i comportamenti dei bambini sono uguali, e
non tutti i comportamenti "da bullo" sono violenti.
Prendere in giro in continuazione uno
stesso compagno è molto più grave che spingerlo o picchiarlo una
sola volta. Per un insegnante cogliere queste sfumature e
comportarsi di conseguenza fa la reale differenza nella
Educazione e Formazione del bambino.
Questa regola deve valere anche per
voi genitori.
Non potete lasciar correre ai vostri
figli il ripetere una offesa verbale ad un altro bambino, nè è
corretto difenderlo quando ha torto: i bambini capiscono con
molta sottigliezza il concetto di giustizia e se sono puniti o
rimproverati secondo giustizia, anche se frignano, poi
capiscono.
Lavorare contro il bullismo non solo
può evitare spiacevoli conseguenze ai vostri bambini, siano essi
bulli o vittime, ma soprattutto contribuisce a creare un mondo
più equo e giusto.
Per chi vuole approfondire
l'argomento, abbiamo preso dalla rete alcuni materiali e li
abbiamo assemblati in queste pagine: